Independence Day: 10 cose che forse non sapevi sulla Guerra d’Indipendenza americana

Ecco 10 fatti meno noti sul conflitto del XVIII secolo, che portò alla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti il 4 luglio del 1776
MeteoWeb

Oggi gli Stati Uniti festeggiano l’Independence Day, che segna l’indipendenza delle colonie del Nord America dal regno della Gran Bretagna. La Rivoluzione Americana (1775-1783) iniziò quando i rappresentanti di 13 colonie nordamericane del regno britannico cercarono più autonomia all’interno dell’Impero. Ecco allora 10 fatti meno noti sul conflitto del XVIII secolo, che portò alla Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti il 4 luglio del 1776, attraverso le parole di Stephen Conway, professore dell’University College London, rilasciate a History Extra.

1. L’indipendenza non era l’obiettivo iniziale degli americani

Quando iniziò la rivoluzione nel 1775, le colonie cercavano più autonomia all’interno dell’Impero britannico e non la completa separazione. Il Congresso Continentale, che guidò la Resistenza Americana, ne fece richiesta a re Giorgio III, negando che l’indipendenza fosse l’obiettivo degli americani e facendo appello a lui per proteggere le colonie. In quel momento critico, i ministri britannici e il re respinsero gli americani e iniziarono a trattarli come nemici aperti e dichiarati, facendo pensare a molti coloni che l’unica opzione rimasta fosse l’indipendenza.

2. Giorgio III non stava cercando di imporre un regime tirannico nelle colonie

Nonostante le accuse formulate nella Dichiarazione d’Indipendenza, Giorgio III non era determinato a creare un sistema autoritario nelle colonie. Infatti, nelle dispute costituzionali prima dell’inizio della guerra, egli aveva esortato i suoi ministri alla moderazione e non li incoraggiò a seguire una linea dura. Nel 1775, Giorgio III deluse gli americani schierandosi con il suo governo. Ma il monarca vide la guerra come la lotta per i diritti del parlamento, non come un tentativo di aumentare il suo potere.

3. Per gli schiavi, i britannici rappresentavano la libertà e non gli americani

La retorica della rivoluzione presentava gli americani come accaniti difensori della libertà e i britannici come la minaccia a quella stessa libertà. Ma per le persone ridotte in schiavitù nelle colonie, erano i britannici a rappresentare la libertà e non gli americani. Nel novembre del 1775, Lord Dunmore, l’ultimo governatore reale della Virginia, offrì la libertà alle persone ridotte in schiavitù che lo aiutarono a sopprimere la ribellione. In seguito, migliaia di schiavi accorsero nelle fila britanniche per tutta la guerra. Le azioni di Dunmore potrebbero aver aiutato la causa rivoluzionaria nel sud, dove molto proprietari conservatori reagirono malamente al suo indebolimento del sistema di schiavitù.

4. I britannici stavano per vincere la guerra nel 1776

Nell’estate del 1776, l’esercito britannico inflisse una grande sconfitta alle forze americane nella battaglia di Long Island, nota anche come Battaglia di Brooklyn. I britannici allora occuparono New York City e inseguirono i resti dell’esercito americano nel New Jersey fino al fiume Delaware. Entro la metà di dicembre, molti ufficiali britannici ritennero che la ribellione fosse sull’orlo del collasso. Ma poco dopo Natale, Washington contrattaccò coraggiosamente, rivitalizzando gli spiriti degli americani e assicurandosi la continuazione della guerra. I contemporanei accusarono il Generale Howe di non aver colto l’opportunità di reprimere la ribellione quando era stato possibile.

Gli storici sono stati più buoni, riconoscendo che anche nella campagna del 1776, i britannici affrontarono grandi sfide logistiche per rifornire il loro esercito da una così grande distanza e che Howe non avesse intenzione di inimicarsi ulteriormente gli americani utilizzando metodi brutali.

5. Un notevole numero di americani bianchi rimase leale alla corona britannica

Il conflitto fu più una guerra civile. Le stime variano, ma probabilmente circa un quinto dei coloni bianchi rifiutò la completa rottura con la Gran Bretagna. Molti di loro opposero resistenza alle richieste del parlamento britannico di tassare le colonie, ma non potevano sopportare il rifiuto del legame con la corona britannica. Alcuni di loro presero le armi al fianco dei britannici e molti migrarono in Canada alla fine della guerra, fornendo le base per la sua popolazione anglofona.

6. Il governo francese aiutò i ribelli americani quasi dall’inizio della guerra

Alcuni politici francesi temevano l’esempio che una ribellione coloniale di successo avrebbe potuto offrire ai loro possedimenti oltreoceano, ma l’idea principale a Parigi era che la Francia avrebbe dovuto sfruttare le difficoltà della Gran Bretagna. Meno di un anno dopo l’inizio della guerra, il governo francese decise di sostenere gli americani. I ribelli ricevettero prima armi e munizioni francesi. Questi rifornimenti furono seguiti da ingenti flussi di denaro, che continuarono per tutta la guerra.

7. Quando la Francia intervenne formalmente nel 1778, la guerra divenne una lotta globale

I francesi entrarono in guerra nel 1778, trasformando una guerra che era iniziata come una lotta in e per l’America in qualcosa di più grande. I britannici e i francesi si scontrarono in ogni area del globo in cui erano in competizione: nelle Indie occidentali, nell’Africa occidentale e in India. Ma soprattutto per i britannici, l’intervento francese minacciò i territori nazionali con l’invasione. Mentre i britannici distribuirono le forze per affrontare le sfide di questa guerra più ampia, le loro possibilità di recuperare le colonie ribelli diminuirono notevolmente.

8. Spagnoli e olandesi si unirono alla guerra nel 1779 e 1780

L’intervento francese fu molto difficoltoso per i britannici, ma la situazione si complicò ulteriormente con l’ingresso in guerra degli spagnoli come alleati dei francesi nel 1779. Le flotte spagnole e francesi combinate disarmarono la Royal Navy. Nell’estate del 1779, un’armata franco-spagnola controllò la Manica. Solo le malattie a bordo della navi alleate e i disaccordi tra gli ammiragli francesi e spagnoli impedirono un’invasione. Alla fine del 1780, anche l’Olanda si unì al conflitto. Nonostante da sola ponesse una piccola minaccia per i britannici, il suo coinvolgimento estese ulteriormente la portata geografica della guerra, rendendo la lotta in America una considerazione secondaria per i politici britannici.

9. La marina francese fu responsabile della sconfitta britannica in America

L’intervento francese rese la posizione britannica in America molto più vulnerabile. Fino al 1778, l’esercito britannico poté contare sul dominio della Royal Navy. Ma quando i francesi si unirono alla guerra, la loro marina costituì una minaccia immediata. All’inizio, i francesi e gli americani non riuscirono a coordinare le loro operazioni, ma a Yorktown, in Virginia, vi riuscirono perfettamente nell’autunno del 1781. L’esercito britannico del Generale Cornwallis fu intrappolato dalle truppe americane e francesi e isolato dalla marina francese. La resa di Cornwallis pose fine alla guerra in America.

10. I britannici emersero dalla guerra più forti di quello che erano nel 1781

La battaglia di Yorktown avrà anche messo fine al conflitto in America, ma non alla guerra più ampia. Nell’aprile del 1782, la flotta britannica sconfisse i francesi e gli spagnoli nelle Indie occidentali, salvando la Giamaica dall’invasione. Il presidio di Gibilterra, assediato dal 1779, resistette fino alla fine dei combattimenti, sostenendo ripetuti tentativi da parte di spagnoli e francesi di appropriarsene. Questi trionfi rafforzarono la mano britannica nelle negoziazioni di pace e significarono un risultato non così disastroso come immaginato subito dopo Yorktown. I britannici mantennero i loro benefici di impero (un grande mercato di esportazioni e accesso ad importanti materie prime) senza dover pagare i costi amministrativi e della difesa.

Condividi