L’eruzione dell’11 settembre del 1930 risulta l’evento più violento e distruttivo nella storia registrata dell’attività del vulcano Stromboli, che da ieri pomeriggio tiene tutti con il fiato sospeso dopo le violente esplosioni che hanno ucciso una persona e costretto i turisti ad abbandonare l’isola in fretta e furia e in preda al panico. Nel 1930, non ci fu un apparente segnale di quanto stava per avvenire, ad eccezione di maggiori emissioni di cenere meno di due ore prima dell’attività altamente esplosiva. Durante i mesi precedenti, l’attività era invece stata normale. L’eruzione durò meno di un giorno e causò considerevoli danni e diverse vittime: 6 persone persero la vita e 22 rimasero ferite.
La fase di attività eccezionalmente intensa iniziò con una serie di potenti emissioni di cenere alle 08:10 che causarono leggere ricadute di cenere nella parte sudoccidentale dell’isola. Questa attività durò solo 10 minuti e dopo ritornarono condizioni normali. Alle 09:52, si verificarono due esplosioni straordinariamente forti che fecero esplodere frammenti di roccia sulle parti settentrionali e sudoccidentali dell’isola. Durante questa fase, i conetti all’interno dei crateri e parte del tefra intorno ai crateri furono distrutti. Grandi blocchi (alcuni con volumi di oltre 10 metri cubi e dal peso di 150kg) distrussero 14 case a Ginostra e danneggiarono gravemente l’edificio di Semaforo Labronzo.
A questo, seguì l’espulsione di grandi quantità di scorie incandescenti che coprirono tutta l’area sommitale. A causa del rapido accumulo sulle ripide pendici, il tefra caldo iniziò a scivolare giù come valanghe sul lato nordorientale del vulcano, che è fuori dall’area protetta dalle alte pareti che circondano Sciara del Fuoco. La più grande delle due valanghe defluì nel mare immediatamente a nord di San Bartolo, lungo una profonda valle chiamata Vallonazzo, e uccise 4 pescatori che erano in barca al largo della costa. Una pesante pioggia di cenere e lapilli lasciò un deposito di 10-12cm di spessore. Durante la violenta espulsione, uno tsunami con altezze di circa 2 metri fu osservato sull’isola, contribuendo ulteriormente ai danni e uccidendo una persona.
L’attività esplosiva calò notevolmente dopo le 10:40 e il vulcano entrò in una fase effusiva. Due flussi di lava più grandi e diversi più piccoli scesero già per la Sciara del Fuoco, con i due più grandi che arrivarono in mare, rendendo bollente l’acqua per un lungo tratto. Le emissioni di lava terminarono durante la notte, circa 15 ore dopo l’inizio dell’eruzione.
Dopo quegli eventi, la gente iniziò ad abbandonare Stromboli, per poi ritornavi quando ormai la situazione si era stabilizzata. Molto probabilmente gli anziani sapevano che simili eventi non si sarebbero verificati nuovamente a breve e ritornarono nell’isola affidandosi anche alla sorte. Attività esplosive con effusione di lava e gas ci sarebbero state poi il 22 agosto 1941, il 3 dicembre 1943, il 20 agosto 1944, il 20 ottobre del 1950. Dal censimento del 1911 che contava 2487 abitanti a Stromboli si passò ai 659 del 1951, una differenza che determinò il più alto indice di abbandono di tutto l’arcipelago.
Se un’eruzione come quella del 1930 si verificasse oggi, sarebbe assolutamente letale per i turisti che visitano l’area, che sarebbero soggetti ad una densa caduta di clasti incandescenti e di grandi dimensioni (abbastanza da formare uno strato continuo nell’area sommitale). Durante il giorno, numerose persone affollano l’area della spiaggia di Piscità, proprio dove le più grande valanghe dell’eruzione del 1930 entrarono in mare.