Era il 21 agosto 1962 quando l’Irpinia veniva colpita da un fortissimo sisma che raggiunse il IX grado nella scala MCS. Il bilancio fu grave: 16 morti e oltre diecimila sfollati. Si tratta di un evento ormai quasi rimosso dalla memoria collettiva degli italiani, forse perché nella stessa zona si verificarono terremoti più devastanti e che causarono un numero decisamente maggiore di morti e di danni alle strutture.
Il sisma del 1962 in Irpina fece registrare una magnitudo 6,1 Richter e scosse le province di Avellino e Benevento. I centri più colpiti furono – secondo i dati INGV – Casalbore e Melito Irpino nell’avellinese e Molinara, Reino, S.Arcangelo in Trimonte nel beneventano. I danni furono ingenti, ma non subito quantificati correttamente nella loro gravità, anche perché molte case rimasero in piedi, nonostante fossero profondamente danneggiate. Si trattava di abitazioni antiche anche di due o trecento anni. Apparentemente, dunque, i danni sembravano ridotti ma così non era. Fu per questo che venne chiamato “terremoto bianco”, ovvero con pochi danni. In realtà le abitazioni, pur se non collassate, avevano al loro interno profonde cicatrici e risultavano inagibili, e nel corso dei mesi e degli anni successivi le conseguenze si fecero sentire e vedere.