Dopo l’Amazzonia, anche il Bacino del Congo è a rischio fiamme: il 2019 registrato come l’anno degli incendi

Non più solo l'Amazzonia. Stavolta è a rischio incendi anche il secondo polmone del mondo: la foresta pluviale del Bacino del Congo
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E’ molto probabile che al 2019 verrà conferito lo spiacevole riconoscimento dell’anno dei grandi incendi e della scomparsa di alcuni dei monumenti storici più importanti che compongono il patrimonio umano. Con la stagione degli incendi in Amazzonia che sta giungendo al suo apice, gli scienziati che adoperano i satelliti della NASA per registrare e tenere sotto controllo le attività nell’area, hanno confermato un incremento del numero e dell’intensità delle fiamme nell’Amazzonia brasiliana nel 2019. Un dato particolarmente preoccupante, che non si registrava dal 2010.

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Dati incendi in Amazzonia

Le iniziative promosse contro le fiamme, denominate comunemente “attività anti-incendio“,  in Amazzonia mutano in base delle condizioni economiche e climatiche. Dunque, non c’è costanza nel contrastare gli incendi, ma solo nel permettere alle fiamme di essere generate, a causa di poca accortezza ambientale. Il mese di Agosto 2019 si distingue in quanto è stato registrato un aumento di incendi che , non solo devastano il polmone verde del globo terrestre, ma:

“Impazzano persino lungo le principali strade dell’Amazzonia brasiliana centrale”

Ha affermato Douglas Morton, capo del Biospheric Sciences Laboratory presso il Goddard Space Centro di volo ( NASA ). C’è da specificare che anche la siccità è stata di fondamentale importanza per esacerbare gli incendi, facendo sì che distruggessero 1/3 della grande foresta Amazzonica.

“I satelliti sono spesso i primi a rilevare incendi che si generano nelle regioni remote dell’Amazzonia”

Ha aggiunto poi Morton. Lo strumento principale della NASA per il rilevamento degli incendi dal 2002 è stato il moderate resolution Resolution Imaging Spectroradiometer (MODIS) , uno dei più innovativi strumenti mai partoriti dalle menti degli esperti, dotato di complessi meccanismi di rilevamento.

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Viirs fire (Amazzonia)

“INPE utilizza anche i dati attivi delle fiamme provenienti dai sensori MODIS della NASA per monitorare l’attività antincendio nell’Amazzonia brasiliana. Di conseguenza, NASA e INPE hanno le stesse stime di monitoraggio nella recente attività antincendio”

I rilevamenti di incendi MODIS vengono sviscerati grazie al progetto Global Fire Emissions Database (GFED), che comprende Morton e altri colleghi della NASA. Durante questi ultimi anni, il team GFED ha raccolto nel proprio database e analizzato 17 anni di dati satellitari della NASA per avere un quadro più preciso del ruolo del fuoco nei cambiamenti del sistema terrestre. Le loro ricerche si concentrano sull’Amazzonia meridionale e includono parti del Brasile, del Perù e della Bolivia che in genere sono afflitte dagli incendi tra i mesi di luglio e ottobre.

Così come è stato specificato dal Greenpeace, corriamo il rischio che le fiamme giungano fino al bacino del Congo – il secondo polmone naturale della Terra per dimensione – si sta concretizzando. Irène Wabiwa Betoko, esperta nella gestione dei roghi per la divisione di Kinshasa dell’associazione, ha spiegato che, nel caso in cui questa possibilità dovesse davvero realizzarsi, sarebbe quasi impossibile intervenire a causa delle ridotte possibilità economiche.  Se le fiamme dovessero tangere la foresta pluviale del bacino del Congo, la situazione sarebbe nettamente peggiore di quello che si sta verificando nella zona del Sudamerica.

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Territorio dell’Amazzonia

“Chiediamo ai governi di non rimanere in silenzio. Bisogna intervenire ora per fare in modo che questi fuochi rimangano sotto controllo”

Stando ai dati diffusi dal Global Forest Watch, l’Angola è il Paese più a rischio, seguito dal Brasile, dallo Zambia e dalla Repubblica Democratica del Congo. Non una delle situazioni più idilliache, che vede le fiamme divorare la terra pian piano e le autorità badare maggiormente alle questioni di economia interna che all’ossigeno che si sta diradando verso antri ignoti. La terra ha bisogno di respirare e non ci sarà mai abbastanza denaro per poter sostituire l’ossigeno che sta svanendo, occultato da un’immensa nube di CO2.

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