Occhi puntati sull’Amazzonia devastata, in queste ore, dai profondi incendi che stanno danneggiando gravemente flora e fauna: l’intero ecosistema del polmone verde del mondo ne risulta profondamente provato. Svariati gli appelli internazionali ma oggi, finalmente, si accende una speranza di impegno concreto. Jair Bolsonaro sarebbe pronto a inviare l’esercito per affrontare i devastanti roghi. A quanto riferiscono i media brasiliani, il presidente brasiliano ha affrontato il tema durante il consiglio dei ministri: l’annuncio di un intervento sul posto delle forze armate è atteso per oggi.
Inoltre, Bolsonaro intende chiedere ai governatori delle zone colpite di contribuire in modo sostanziale allo sforzo per fermare le fiamme. Intanto il figlio del presidente, Eduardo Bolsonaro ha diffuso un tweet in cui definisce “un completo idiota” Emmanuel Macron, che ieri sera a proposito degli incendi aveva postato un messaggio in cui affermava che “la nostra casa sta bruciando” annunciando che avrebbe portato la questione al vertice del G7 a Biarritz.
“L’Amazzonia è un patrimonio brasiliano e non ci arrenderemo”, ha detto il ministro della Casa Civile, Onyx Lorenzoni, segnalando che il governo “non intende abbassare la guardia” ed è pronto a “mostrare al mondo che il Brasile si preoccupa di salvaguardare la foresta”.
Oltre a Lorenzoni, titolare di un ministero che funge da coordinatore del governo in stretta dipendenza dal presidente, alla riunione erano presenti il ministro della Sicurezza istituzionale Augusto Heleno, il ministro della Difesa Fernando Azevedo e Silva, il ministro dell’Ambiente Ricardo Salles, il ministro degli Esteri Ernesto Araujo, il ministro dell’Agricultura Tereza Cristina.
Incendi Amazzonia: una reale emergenza
Il paese sta intanto vivendo un acceso dibattito politico sulle responsabilità dei fuochi. Un’ampia eco, anche internazionale, hanno avuto le parole del presidente Jair Bolsonaro, che non ha escluso il coinvolgimento delle organizzazioni non governative, interessate ad attirare un’attenzione negativa sul governo. Un’azione che, secondo il capo dello stato, le ong avrebbero lanciato in risposta al taglio dei finanziamenti loro concessi dal governo.
“Non posso affermarlo con certezza, ma dietro le azioni criminali potrebbero esserci questi gruppi, che vogliono attirare l’attenzione su di me e andare contro il governo del Brasile”, ha detto Bolsonaro ricordando di aver “tolto denaro alle Ong. Oltre il 40 per cento dei fondi che arrivavano dall’estero andavano alle Ong e glieli abbiamo tolti. Abbiamo anche tagliato i trasferimenti di fondi pubblici. Ora a queste persone mancano i soldi“, ha detto il presidente sottolineando che si trattava solo di una ipotesi.
L’origine degli incendi in Amazzonia
Reduce da una sopralluogo delle operazioni di contrasto alle fiamme, il ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles, ha denunciato che la maggior parte dei focolai si trova nell’area urbana: dei 10mila ettari ettari di area che sono stati bruciati, circa 3.000 si trovano nell’area di Chapada dos Guimaraes, ha detto il ministro secondo cui la maggior parte dei roghi – appiccati in aree vincine a discariche – è di origine dolosa.
Un tema che è comunque destinato a finire nelle aule di giustizia. L’Istituto brasiliano di protezione ambientale (Proam) e almeno 50 Ong attive nella tutela dell’ambiente hanno presentato presso la Procura federale per i diritti dei cittadini, una denuncia per cattiva condotta amministrativa da parte del ministro Salles. Una richiesta presentata “a seguito dell’enorme devastazione della foresta pluviale amazzonica causata delle omissioni del ministero dell’Ambiente”. Secondo il Proam “la riduzione delle multe per gli speculatori inflitte nella regione da parte dell’Istituto brasiliano per l’ambiente (Ibama) e’ una delle ragioni dell’aumento degli incendi”. La denuncia verra’ inoltrata all’Ufficio del difensore pubblico federale e all’ufficio del procuratore generale della Repubblica.