Incontrollate emissioni di gas serra esporranno 3,4 milioni di case esistenti lungo le coste statunitensi (valore di 1,75 trilioni di dollari) ad un rischio annuale di inondazione del 10% o più entro il 2100, secondo uno studio di Climate Central e Zillow.
Nel 2012, l’uragano Sandy si è abbattuto sul New Jersey, producendo una grande storm surge e danneggiando o distruggendo diverse migliaia di case. Negli anni seguenti, i costruttori hanno edificato nuove case e ricostruito quelle danneggiate in molte aree che saranno vulnerabili ad ulteriori inondazioni in futuro. La ricostruzione post-Sandy è stata un chiaro esempio di un modello più ampio. Negli Stati Uniti, le comunità costiere hanno recentemente ricostruito decine di migliaia di case nelle aree a rischio di future inondazioni guidate dall’innalzamento del livello del mare a causa dei cambiamenti climatici. Questo ha messo proprietari, affittuari e investitori in pericolo di grandi perdite finanziarie e personali negli anni a venire. E mentre i comuni stanno sviluppando piani per affrontare l’innalzamento del livello del mare, il modello della recente costruzione potrebbe essere una guida più solida su quali località stanno prendendo la minaccia più seriamente.
Nel 2018, Climate Central e Zillow hanno prodotto la prima analisi nazionale del numero di nuove case in aree vulnerabili alle inondazioni costiere in tutti e 24 gli stati costieri e nel Distretto di Columbia. Questa ricerca ha stimato quante case saranno esposte in media alle inondazioni oceaniche annuali nei prossimi decenni, a seconda della scelte che il mondo farà oggi per quanto riguarda l’inquinamento da gas serra. La nuova relazione migliora quei risultati incorporando i dati sulle case e fornisce anche risultati per inondazioni più grandi, oltre a quelle annuali.
I risultati sono chiari. Se il mondo compie tagli moderati dell’inquinamento da gas serra, più o meno in linea con l’Accordo di Parigi sul clima (secondo la comunità internazionale non siamo sulla strada giusta per rispettarle i suoi obiettivi), circa 17.800 case esistenti costruite dopo il 2009 affronteranno una minaccia inondazioni di almeno il 10% ogni anno, in media, entro il 2050. Le cifre per il 2100 sono alte più del doppio e più del triplo se l’inquinamento prosegue incontrollato.
Negli ultimi 10 anni, l’interesse pubblico per l’innalzamento del livello del mare è cresciuto, le inondazioni da marea sono aumentate in molte comunità costiere e l’attenzione globale si è concentrata intorno ai pericoli dei cambiamenti climatici nelle negoziazioni internazionali a Copenaghen e Parigi. E negli anni dopo il meeting di Copenaghen del 2009, il tasso di crescita percentuale a cui sono state aggiunte nuove case all’interno delle zone dell’America al 10% di rischio inondazioni ha superato il tasso di crescita percentuale fuori da queste aree in un terzo degli stati costieri del Paese.
Località e inondazioni
Aumentando l’altezza media dell’acqua, si prevede che l’innalzamento del livello del mare farà sì che questi tipi di inondazioni intermittenti che le comunità costiere vedono in media una volta ogni 10 anni (o con un rischio annuale del 10%) si spingano ancora di più nell’entroterra di quanto facciano oggi. Queste inondazioni possono danneggiare e svalutare le case, degradare le infrastrutture, consumare le spiagge, arrugginire la carrozzeria delle auto, favorire la muffa e altro ancora. Le emissioni future modelleranno la portata di questi danni e il numero delle case nelle zone a rischio di ogni regione costiera negli anni a venire. L’analisi di Climate Central e Zillow ha messo a confronto la crescita percentuale delle abitazioni all’interno delle zone a rischio con la crescita percentuale al di fuori di esse, producendo un singolo rapporto per ogni località.
Per esempio nel New Jersey, dopo il 2009, il tasso di crescita immobiliare è stato quasi 3 volte più alto nella zona costiera a rischio inondazione che nelle aree più sicure. Circa 4.500 nuove case (valore di circa 4,6 miliardi di dollari) sono state aggiunte nella zona a rischio dopo quell’anno, molto probabilmente guidate dalla ricostruzione dopo l’uragano Sandy. Nel frattempo, nel Connecticut, il rapporto tra crescita rischiosa e crescita meno rischiosa è stato persino più alto, a circa 3.5. E in Florida, circa 2.645 case di nuova costruzione si trovano in località a rischio inondazione almeno una volta ogni 10 anni entro il 2050.
Altri 6 stati costieri hanno visto i loro tassi di crescita nelle zone a rischio superare i tassi di crescita nelle aree più sicure, come mostrano le tabelle contenute nella gallery scorrevole in alto a corredo dell’articolo. Un terzo degli stati costieri del Paese, in altre parole, di recente ha visto tassi di crescita immobiliare più alti all’interno delle zone al 10% di rischio inondazione.
Contee e città
Proprio come la crescita di nuove costruzioni nelle zone a rischio è distribuita in maniera irregolare tra gli stati, lo è anche all’interno di ogni singolo stato. Ci sono 37 contee dove dopo il 2009 sono state costruite oltre 100 case a rischio. Tutte queste contee si trovano in 12 stati: Connecticut, Delaware, Florida, Louisiana, Maryland, Mississippi, North Carolina, New Jersey, New York, South Carolina, Texas e Virginia.
In 24 città, dopo il 2009 sono state costruite almeno 100 case nelle zone a rischio. Nessuno ha costruito più di Ocean City, nel New Jersey, una popolare località di villeggiatura nella contea di Cape May, che ha edificato circa 500 nuove case nelle zone a rischio. Anche le città più grandi di New York City, Tampa e Virginia Beach si classificano tra le città con oltre 100 nuove case nelle aree a rischio di future inondazioni.
Analizzando, invece, le inondazioni annuali (eventi meno estremi che inondano meno terra rispetto alle inondazioni decennali e che si verificano in media una volta all’anno), nel complesso, circa 10.500 case di nuova costruzione si trovano su terre che entro il 2050 saranno all’interno della zona di inondazioni annuali. Nel solo New Jersey, circa 3.100 case si troveranno in tale zona entro il 2050.
Scenari di inquinamento e inondazioni
Invece di compiere le moderate riduzioni di emissioni promesse a Parigi, il mondo potrebbe attuare profonde riduzioni. Moderate riduzioni dell’inquinamento lascerebbero oltre 17.800 nuove case nelle zone a rischio. Profonde riduzioni delle emissioni porterebbero il numero a circa 17.250, mentre un inquinamento fuori controllo metterebbe in pericolo 19.250 case in aree a rischio inondazioni almeno una volta ogni 10 anni, in media.
Entro la fine del secolo, tuttavia, ci saranno notevoli differenze nei pericoli che questi scenari di emissione creano per le case costiere. Le profonde riduzioni lascerebbero a rischio circa 27.750 case di costruzione recente. Le riduzioni moderate simili a quelle promesse nell’Accordo di Parigi farebbero salire quel numero a 40.800. Se l’inquinamento da gas serra procedesse fuori controllo, 60.500 delle nuove case di oggi si troverebbero nelle zone a rischio inondazioni decennali entro il 2100. Quello che è ancor più scioccante è che quelle 60.500 case di nuova costruzione rappresenterebbero solo una minuscola frazione del numero totale di case a rischio inondazioni. L’inquinamento fuori controllo esporrebbe 3,4 milioni di case esistenti ad un rischio annuale di almeno il 10% entro il 2100. Queste proprietà al momento valgono 1,75 trilioni di dollari, circa il 9% dell’economia statunitense.
Nessuno stato ha più da perdere della Florida, dove si prevede che circa altre 8.150 nuove case si troveranno nella zona a rischio inondazioni entro la fine del secolo se l’inquinamento da gas serra continuerà indisturbato. Considerando tutte le case e non solo quelle nuove, la cifra diventa ancora più spaventosa. Un inquinamento fuori controllo metterebbe circa altre 850.000 case della Florida nelle zone a rischio rispetto ai tagli moderati e altri 1,2 milioni di case rispetto alle riduzioni profonde.