Alcuni pazienti affetti da tumore cerebrale possono soffrire di epilessia causata dalla neoplasia: una corretta gestione diagnostica, terapeutica e assistenziale è dunque fondamentale. Arrivano le prime raccomandazioni a livello mondiale sul trattamento e la presa in carico del paziente con epilessia secondaria a tumore cerebrale. Lo studio è stato pubblicato su Neurological Sciences dal gruppo della Lega Italiana Contro l’Epilessia, coordinato da Marta Maschio, responsabile del Centro Epilessia Tumorale dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e da Francesco Paladin direttore della Neurologia dell’ospedale Ss. Giovanni e Paolo di Venezia.
L’epilessia sintomatica dei tumori cerebrali costituisce il 6-10% dei casi di epilessia e il 12% delle epilessie acquisite ed è il sintomo più comune nel tumore cerebrale. Rappresenta infatti il sintomo d’esordio nel 20-40% dei pazienti, mentre in un ulteriore 10% comparirà nel corso della malattia. La frequenza delle crisi epilettiche varia dal 35% al 70% in base alla tipologia e alla localizzazione della neoplasia. “La disabilita’ causata dall’epilessia – evidenzia Gennaro Ciliberto, Direttore Scientifico dell’Istituto Regina Elena – aggrava le conseguenze della malattia oncologica e implica alti costi sociali e individuali“.
I risultati ottenuto, grazie al lavoro di 35 specialisti italiani che hanno esaminato quasi ottomila studi selezionandone 148, danno delle indicazioni importanti. Emerge una raccomandazione a non scegliere i farmaci antiepilettici di vecchia generazione, che possono interferire con le terapie oncologiche. Vanno presi in considerazione come prima scelta farmaci di nuova generazione. Gli esperti raccomandano inoltre di non effettuare la profilassi antiepilettica, in assenza di crisi, sia nei tumori cerebrali primari che nelle metastasi. Inoltre, non ci sono prove che l’efficacia di un antiepilettico rispetto a un altro sia influenzata dal tipo istologico o dalla localizzazione del tumore.