Il Meteo tra bufale e verità: il glossario della meteorologia tra errori, orrori e luoghi comuni

La Fondazione OMD - Osservatorio Meteorologico Milano Duomo confuta i luoghi comuni in cui molti incappano quando parlano di meteo
MeteoWeb

Ieri sera c’è stata una vera tromba d’aria”, “una bomba d’acqua si è abbattuta sulla città”, “la colonnina di mercurio ha superato i 40 gradi”, “sta arrivando Lucifero!”. Per strada, tra amici, sui social network, il tempo è da sempre uno degli argomenti più dibattuti ma sappiamo davvero di cosa parliamo quando parliamo di meteo?

Gli esperti della Fondazione OMD – Osservatorio Meteorologico Milano Duomo fanno chiarezza su alcune espressioni ampiamente diffuse, ma per lo più prive di fondamento scientifico, che spesso contribuiscono ad alimentare errori e luoghi comuni, se non addirittura allarmismi.

Temperatura reale o temperatura percepita?

38, 39, 40 o più gradi centigradi: soprattutto durante un’ondata di caldo capita di sentire citare queste altissime temperature. In certi casi, purtroppo, si tratta di valori reali, cioè valori di temperatura dell’aria effettivamente misurati da un termometro. In altri però quella citata è la temperatura percepita, meglio detta indice di calore o indice biometeorologico.

Esistono diverse tipologie di calcolo di questo indice: alcune, come l’humidex o l’heat index, si basano solo su temperatura e umidità, mentre altre aggiungono variabili come il vento o la radiazione solare. Lo scopo è comunque quello di descrivere il benessere o il disagio fisiologico che si provano in determinate condizioni atmosferiche.

Bisogna inoltre tenere conto di un altro importante criterio, ovvero la posizione del termometro: la temperatura registrata in un’auto parcheggiata al sole, per esempio, non può essere considerata un valore reale.

Caldo afoso e caldo torrido: non tutti i caldi sono uguali

Spesso considerate intercambiabili, queste due espressioni non sono in realtà sinonimi, ma descrivono situazioni in antitesi tra di loro. Il caldo afoso è un caldo umido, caratterizzato da un alto livello di umidità relativa; si parla invece di caldo torrido quando lo stesso valore è piuttosto basso e si verifica quindi una condizione di caldo secco. L’Anticiclone Sub-Tropicale che sempre più spesso raggiunge l’Italia, è caratterizzato per un caldo afoso molto più umido rispetto a quanto non fosse il vecchio e ormai rarissimo Anticiclone delle Azzorre.

Mai dire bomba d’acqua

Rispetto a quanto avviene per altri fenomeni, una delle maggiori difficoltà nella classificazione degli episodi di pioggia sta nel fatto che non esiste una scala di riferimento ufficiale. Diversi esperti hanno fornito negli anni indicazioni per poter stimare l’entità di una precipitazione tendendo conto non solo della quantità di acqua effettivamente caduta al suolo, ma anche e soprattutto della durata dell’evento, che ne determina l’intensità.

Il nubifragio è una precipitazione estremamente violenta, che in breve tempo rovescia al suolo grandi quantità di acqua e può produrre ingrossamento e straripamento di corsi d’acqua, allagamenti e frane. Secondo alcuni studiosi, tuttavia, si può parlare di nubifragio solo se cadono almeno 40 mm di pioggia in mezz’ora, 60 mm in 1 ora, 70 in 2 ore o 80 in 3 ore: un metro di misura che riduce notevolmente il numero di episodi annoverabili come nubifragi. La mancanza di una nomenclatura ufficiale, unita alla tendenza alla spettacolarizzazione dell’informazione meteorologica, ha favorito la diffusione di espressioni assai poco scientifiche ma di grande impatto come bomba d’acqua.

Arriva Caronte! Cicloni e anticicloni

Negli anni ’50, sulla scia di quanto già avveniva negli Stati Uniti per le tempeste tropicali, anche in Europa si iniziò a battezzare in maniera ufficiale con nomi maschili e femminili i principali cicloni e anticicloni (le aree di bassa e alta pressione che con la loro distribuzione determinano lo spostamento delle masse d’aria e l’alternanza del tempo meteorologico) che interessavano la parte centrale del Continente. Soprattutto negli ultimi anni, grazie alla crescente diffusione di internet, forum e social network, i vari Caronte, Hannibal, Lucy, Lucifero hanno però cominciato a moltiplicarsi, spesso arbitrariamente e a dispetto dei nomi ufficiali, anche in Italia.

È importante sottolineare che spesso tale nomenclatura non ha nessun tipo di fondamento meteorologico: prova ne è il fatto che lo stesso anticiclone è stato battezzato con due o più nomi diversi, con conseguente inevitabile confusione soprattutto tra i meno esperti. L’unico ente europeo che ha la certificazione WMO per assegnare nomi a cicloni e anticicloni è l’Istituto Meteorologico dell’Università di Berlino: dal 1999 ha ottenuto l’esclusiva autorizzazione dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale ed è l’unico riferimento che su MeteoWeb in più occasioni abbiamo utilizzato come punto di riferimento.

Sono davvero le trombe d’aria a causare danni durante i temporali?

Occasionalmente al di sotto del cumulonembo, la nube temporalesca, si forma una colonna d’aria che ruotando può toccare il suolo oppure la superficie del mare, è in questi casi che si parla rispettivamente di tromba d’aria o di tromba marina. Se la colonna d’aria non tocca terra si parla allora di funnel. I danni causati dal vento durante un violento temporale nella maggior parte dei casi sono invece riconducibili al downburst, violente raffiche dovute alle forti correnti discendenti temporalesche: in questo caso i venti non hanno un moto rotatorio, ma si muovono orizzontalmente dopo aver impattato al suolo.

Fondazione OMD – Osservatorio Meteorologico Milano Duomo

Costituita nel 2015, la Fondazione promuove e sviluppa programmi di studio e ricerca nel campo della meteorologia e della climatologia applicate, con particolare riferimento all’ambiente urbano e a tutte le attività che in esso si svolgono: dalla pianificazione urbana alla salute pubblica, dall’energia al settore delle costruzioni, dalla progettazione alla logistica e tutto ciò che riguarda la sostenibilità di attività e sistemi antropici.

Svolge inoltre attività didattiche, di sensibilizzazione e divulgazione delle tematiche e dei risultati delle ricerche supportate, con l’obiettivo di valorizzare e rendere disponibile tale patrimonio, a partire da quello della propria biblioteca, che consta di oltre 3.000 titoli tra libri, riviste e pubblicazioni.

Possiede inoltre la Climate Network® una rete nazionale di 50 stazioni meteorologiche urbane di qualità certificata. Dati, rilevazioni e osservazioni ricavati grazie alla rete vengono utilizzati per realizzare e promuovere studi di climatologia e meteorologia in collaborazione con organismi istituzionali e realtà accademiche di rilevanza nazionale ed internazionale.

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