“Nel mondo in cui viviamo, la possibilità per una donna di esprimersi, di guadagnare secondo i propri meriti e di vivere in proprio, è scarsissima”
Con questa riflessione, Dacia Maraini ha interpretato un’ideologia che, purtroppo, è tutt’ora intrecciata nelle fila della nostra realtà: viviamo in una società che sa di maschilismo intrinseco e omertoso, che solo poche volte viene alla luce nella forma di parole e discorsi. Una posizione che, di recente, hanno preso alcuni scienziati:
“La scienza? Roba da uomini” .
Il parere di questi ricercatori è stato denunciato dagli autori di un’indagine pubblicata su ‘Nature Human Behaviour’, scienziati comportamentali del Laboratorio di psicologia sociale e cognitiva dell’Université Clermont Auvergne, della Aix-Marseille Université (Francia) e dell’Università della British Columbia (Canada).
Questo genere di ideologia potrebbe portare uno svantaggio ancora più pragmatico al gentil sesso, in quanto vi è, tutt’oggi, una vera e propria sotto-rappresentazione della donna nella sfera scientifica: uno studio condotto presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (Cnrs), ha persino evidenziato come, in tutte le discipline, la percentuale di donne ricercatrici ammonti soltanto ad un 35%. E, se si considerano gli incarichi particolarmente di rilievo, le donne sono ancora meno.
C’è chi “incolpa”, per queste disparità, le differenze nei livelli di motivazione, l’autocensura. Tuttavia, gli esperti hanno preso a campione 40 comitati scientifici di valutazione atti ad analizzare le domande per posizioni di direttore della ricerca presso il Cnrs, per un periodo di 2 anni. Dall’indagine è emerso un risultato chiaro e preoccupante: la stragrande maggioranza degli studiosi associa “scienza” e “maschile” nella propria memoria concettuale. Dunque, si tratta di uno stereotipo implicito, che il più delle volte non è rilevabile a livello di coscienza, ma solo nel sub-strato dell’inconscio. Per intenderci, una sorta di pregiudizio nascosto.
Dunque, è giunto il momento di ricordare le 5 donne scienziate che hanno fatto la storia, eludendo ogni tipo di stereotipo in una società i cui pregiudizi erano ben evidenti e limitavano la sfera d’influenza femminile.
1-ELENA LUCREZIA CORNARO (1646-1684)
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia fu la prima donna della storia a conseguire un titolo: ottenne un dottorato, dopo essere stata incoraggiata agli studi dal padre e aver aderito alla regola benedettina per proseguire la sua carriera accademica. Elena s’inoltrò negli studi complessi di materie come il greco, il latino e la teologia, oltre ad eccellere nelle discipline
matematiche. Incontrò anche vari ostacoli, come le autorità clericali che non volevano che una donna ottenesse il dottorato in teologia e, soltanto per merito della mediazione di suo padre, Elena ebbe la possibilità di laurearsi in filosofia. Viene ricordata in particolar modo per aver contribuito a rompere un tabù secolare che ancora vige sulla figura femminile.
2 – MARIE CURIE (1867-1934) E LA FIGLIE IRÉNE JOLIOT-CURIE (1897-1956)
La maggior parte di appassionati avranno sentito parlare di Marie Curie, una delle prime scienziate riconosciute a livello planetario assieme al marito Pierre, con il quale affrontò moltissimi studi riconosciuti ancora oggi. Ottenne, infatti, un Premio Nobel per la Fisica nel 1903 e uno per la Chimica nel 1911, che furono successivi alle scoperte della radio e del polonio.
Un gene “scientifico” che si è perpetrato anche alla generazione seguente: anche sua figlia Irène assieme al marito Fredèric Jolot, ottenne il Nobel per la Chimica nel 1934.
3 – BARBARA MCCLINTOCK (1902-1992)
Barbara McClintock fu una delle donne più importanti nella sfera dello studio genetico. Tramite un esperimento molto basilare, infatti, arrivò ad una verità universale: studiando le pannocchie di granturco, scoprì l’esistenza dei transposoni, segmenti di DNA che covano la capacità di spostarsi da un cromosoma all’altro.
Vinse il Premio Nobel per la medicina nel 1983, in quanto le sue ricerche vennero considerate avanguardiste rispetto alla sua epoca.
4 – RITA LEVI MONTALCINI (1909-2012)
La più celebre in Italia fu Rita Levi Montalcini. Neurologa, filantropa e senatrice a vita della Repubblica italiana, nel 1986 ottenne il Premio Nobel grazie all’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa Ngf, proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso.
Questo genere di scoperta è utilissima, ancora oggi, per tumori, Sla e morbo di Alzheimer.
5 – FRANCOISE BARRE-SINOUSSI (1947)
L’immunologa francese riuscì ad ottenere il Premio Nobel per la medicina nel 2008 immediatamente dopo la scoperta, assieme al collega Luc Montagnier, del virus dell’immunodeficienza umana (HIV), che principia il sempre più frequente AIDS. I suoi studi, infatti, stanno contribuendo a lottare contro una malattia che per innumerevoli anni ha falciato milioni di vite.