Allarme per il terribile Pesce Leone nei mari del Sud: è pericolosissimo, il suo veleno può provocare la morte e ai Caraibi sta provocando un disastro [FOTO]

Allarme per il Pesce Leone in Sicilia e al Sud Italia: è una specie pericolosissima, ai Caraibi sta provocando un vero e proprio disastro. Preoccupazione anche nel Mediterraneo
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Il terribile pesce leone (nome scientifico Pterois volitans) è diventato ormai un grande pericolo anche per le acque dell’Italia e del Mediterraneo: nel 2017 la prima segnalazione grazie a un team di ricercatori di Ispra, Cnr e dell’American University di Beirut nelle acque della riserva di Vendicari, in Sicilia, vicino Siracusa. Poco prima era stato avvistato in Tunisia. Adesso, nei giorni scorsi, altri avvistamenti a ripetizione nelle calde acque siciliane. Gli esperti dell’ISPRA sono da anni molto preoccupati per la possibile “esplosione” di questa specie così invasiva nel Mediterraneo, temendo un processo analogo a quello dei Caraibi. Infatti questo animale originario del mar Rosso, dell’oceano Indiano e dell’oceano Pacifico, molto popolare tra Australia, Giappone e Polinesia, nel 1992 è finito accidentalmente nel mare dei Caraibi, perchè l’uragano Andrew ha provocato la rottura di un acquario di pesci esotici in Florida. Da lì è iniziata una vera e propria invasione: il pesce leone è un grande predatore, nessun altro animale lo mangia tranne il mero che però è in via d’estinzione, e negli ultimi due decenni abbondanti ha ridoccato le barriere coralline. E’ un pesce che si riproduce molto agevolmente, e i giovani tendono ad allontanarsi dal loro luogo di nascita verso il mare aperto, alla ricerca di nuovi habitat ideali alla proliferazione: così si spiega la loro enorme e veloce diffusione. Il pesce leone può diventare enorme, fino a 40cm di lunghezza, con un peso di oltre un chilo, ma è molto pericoloso perchè le sue spine contengono un veleno tossico che può portare addirittura alla morte.

Ai Caraibi è il responsabile di un vero e proprio disastro, ecologico e naturalistico: ha sterminato le popolazioni di cernie e di altri pesci importanti dal punto di vista commerciale, con effetti negativi per le comunità costiere che dipendono dalla pesca, ma ha anche avuto un pesante impatto sulla pesca artigianale e sportiva e sul turismo balneare e subacqueo, perché la presenza di un animale così velenoso scoraggia turisti e sub.

Per combatterlo, alcuni Paesi caraibici hanno organizzato veri e propri tornei di Stato per rimuovere questi esemplari e aiutare la scienza a studiarli e trovare soluzioni innovative. Così, sub volontari si sono impegnati per catturarli: a Bonaire, nell’ottobre 2009, ne sono stati catturati 5.000 in una sola battuta, e inviati alla CIEE Research Station per studi sulla morfometria dell’esemplare, sulla sua maturità sessuale ed ecologia alimentare. Tra 2012 e 2013, nei primi tornei organizzati nelle acque che circondano l’isola di Curaçao, ne sono stati catturati 3.500: un gruppo di ricercatori ne ha studiato le abitudini per molto tempo. Ma una soluzione definitiva non è stata ancora trovata.

Intanto il famoso cuoco colombiano Jorge Rausch l’ha trasformato in un piatto succulento: “rimosse le spine che contengono il veleno, la sua carne è buonissima, tra le più squisite al mondo. Forse la migliore in assoluto. Crudo è delicatissimo, ha un sapore eccezionale. E chi mangia questo pesce, aiuta l’ambiente e l’ecosistema. Forse l’unico modo per fare fronte alla piaga dei Caraibi è promuovere il consumo alimentare umano di questo pesce così succulento e prelibato. Purtroppo però i pescatori non vogliono catturarlo, perché hanno paura delle lische, e i consumatori credono che possa essere velenoso come il giapponese fugu. Ma non è così, bisogna solo stare attenti a non toccare le spine, come le meduse e tante altre specie marine pericolose, ma una volta pulito, la sua carne è assolutamente commestibile e anche molto leggera da digerire“.

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