Tre anni dal terribile terremoto di Amatrice: il racconto di quella notte e gli eventi sismici che portarono in pochi mesi alla tragedia di Rigopiano

Un terremoto terribile quello di Amatrice, che ha innescato una serie di eventi i quali, nel giro di pochi mesi, sono sfociati nella tragedia di Rigopiano
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    Chiesa di S. Emidio. Crollo della chiesa e grave danneggiamento del campanile
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Sono stati quasi trecento i morti. Trecento persone che, al caldo dei loro letti, cullati dal tepore estivo, dormivano sicuri nelle proprie abitazioni. Accadeva esattamente tre anni fa, ad Amatrice, dove alle 3:36 di notte del 24 agosto 2016, la terra ha tremato ad Amatrice e non solo, con una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 registrata dai sismografi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). L’epicentro è stato individuato nel territorio del Comune di Accumoli, in provincia di Rieti, a circa 8 chilometri di profondità. Il sisma, percepito da Bologna a Foggia, rase al suolo i quattro centri abitati che circondavano l’epicentro: Accumoli, Amatrice, Arquata del Tronto, con la sua frazione di Pescara del Tronto. E numerosi altri comuni tra Lazio e Marche, tra le province di Rieti, L’Aquila, Ascoli Piceno e Perugia, subirono danni ingenti.

Le vittime del terremoto furono precisamente 299, e di queste 239 erano concentrate nel solo territorio di Amatrice, tra residenti e turisti. Ma non basta: nei mesi successivi al sisma altre 4 persone persero la vita, portando il conteggio definitivo delle vittime a 303. Un numero al quale si aggiungono 388 feriti e 41mila sfollati, costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per motivi di sicurezza, o per precauzione. La scossa delle 3:36 – alla quale seguirono altre violente scosse di replica, tra cui spicca quella di magnitudo 5.3 registrata quasi un’ora dopo, alle 4:33 – fu devastante: interi borghi vennero letteralmente rasi al suolo e la stessa conformazione dell’area osteggio le prime operazioni di soccorso e salvataggio, vista la difficoltà di raggiungere i piccoli centri nelle prime ore dell’emergenza.

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CRONACA DI UN DISASTRO. Il costone di roccia su cui poggiava l’abitato di Pescara del Tronto collassò a valle, occupando per mesi una carreggiata della strada statale Salaria, che riporto’ danni lungo alcuni dei viadotti della zona. L’intero territorio, su tutto il versante, subi’ un abbassamento geologico stimato tra i 15 e i 20 centimetri, provocando una mutazione nella conformazione del suolo che, come si scoprirà in futuro, pregiudicherà i processi di ricostruzione in intere porzioni dei Comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. In pochi, all’inizio, riuscirono a percepire la reale portata degli eventi: i primi soccorsi arrivarono nel centro di Amatrice, in quello di Accumoli, e negli abitati di Arquata e Pescara del Tronto, a notte fonda, con i paesi spaccati a meta’, avvolti nella polvere e nelle esalazioni di gas, il cui silenzio era rotto soltanto dalle ripetute grida di aiuto che provenivano da ogni parte, uniti agli antifurto delle automobili da sassi e pietre. Soltanto il sorgere del sole, intorno alle 6, diede l’esatta istantanea di uno scenario da Apocalisse.

L’allora sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, fu raggiunto ai microfoni di Radio Rai, poco dopo le 4 del mattino, pronunciò in diretta la frase passata ormai alla storia “il paese non c’è più, Amatrice non c’è più“; frase che, seppure indirettamente, innesco’ una macchina dei soccorsi senza precedenti, con colonne mobili di Protezione civile, volontari di associazioni militari, laiche e religiose, forze dell’ordine, vigili del fuoco, militari dell’esercito, provenienti da ogni parte d’Italia. Si scavò con mezzi meccanici e a mani nude per ore e ore, senza sosta, per estrarre più corpi possibile dalle macerie. Alcune frazioni, ad Amatrice come ad Accumoli, furono raggiunte soltanto molte ore dopo la prima scossa. Per gli sfollati furono messe a disposizione strutture ricettive del litorale adriatico, che avevano dato la propria disponibilità ad ospitare persone, ma ci fu anche chi scelse di sistemarsi per conto proprio, presso parenti o conoscenti, beneficiando di un contributo di autonoma sistemazione (Cas) messo a disposizione dalla macchina degli aiuti, o ancora chi si trasgerì temporaneamente presso le Soluzioni abitative d’Emergenza (Sae). E che ancora oggi, a distanza di tre anni, molte di queste ‘casette’ prefabbricate, ospitano la stragrande maggioranza delle persone residenti nelle zone terremotate.

I funerali di Stato delle vittime del terremoto furono celebrati in due diverse funzioni: il 27 agosto 2016, presso la cattedrale di Ascol Piceno, si celebro’ la cerimonia di commemorazione delle 50 vittime di Arquata e Pescara del Tronto; tre giorni piu’ tardi, il 30 agosto 2016, ad Amatrice, vennero celebrati i solenni funerali delle 249 vittime di Amatrice e Accumoli. Ad entrambe le funzioni presero parte il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e le piu’ alte cariche dello Stato, civili e militari, oltre agli amministratori locali e ai parenti delle vittime.

terremoto sismografo pauraIl 26 ottobre 2016, alle 19:11, una nuova, violenta scossa di terremoto venne registrata nel territorio di Castelsantangelo sul Nera, in provincia di Macerata, nelle Marche. La scossa, di magnitudo 5.4, fu seguita da un nuovo violento fenomeno di intensità 5.9, registrato alle 21:18 nel territorio del Comune di Ussita, non lontano dal primo epicentro. Le due scosse hanno provocato innumerevoli crolli in tutto il Centro Italia, causando il ferimento lieve di alcune persone. A Tolentino un uomo mori’ colpito da un malore, a seguito dei fenomeni sismici. Quattro giorni piu’ tardi, il 30 ottobre 2016, alle 7:40 del mattino i sismografi dell’Ingv registrarono una scossa di terremoto di magnitudo 6.5, la piu’ forte mai registrata dai tempi del terremoto dell’Irpinia del 1980. Il sisma, che fu percepito fino alle zone interne dell’Austria e dall’altra parte del Mare Adriatico, nei Balcani, ebbe come epicentro la zona della provincia di Perugia compresa tra i Comuni di Norcia, Preci e Castelsantangelo sul Nera. La portata del fenomeno di fine ottobre fu immensa in termini di danni registrati, ma fortunatamente non provoco’ altre vittime nel Centro Italia. Crollarono la basilica di San Benedetto e la cattedrale di Santa Maria Argentea, a Norcia, con la celebre frazione di Castelluccio ridotta a pezzi quasi totalmente. Il cratere dei Comuni danneggiati si estese enormemente, raggiungendo l’intero Centro Italia. Ad Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto venne assestato il colpo di grazia alle poche strutture rimaste in piedi.

Il Monte Vettore, celebre cima dei Sibillini, riporto’ una spaccatura visibile da decine di chilometri. Il 18 gennaio del 2017, nell’arco di poche ore, si verificarono quattro scosse di terremoto di magnitudo superiore a 5: la prima alle 10:25 (magnitudo 5.1), la seconda alle 11:14 (magnitudo 5.5), la terza alle 11:25 (magnitudo 5.4), la quarta alle 14:33 (magnitudo 5.0), tutte con epicentro nelle zone di confine tra Abruzzo e Lazio. Le scosse ampliarono ulteriormente il cratere dei Comuni danneggiati, che estese il suo perimetro fin dentro il cuore dell’Abruzzo, toccando i territori della provincia de L’Aquila gia’ martoriati dal terremoto del 2009. Anche in questo caso, fortunatamente, non si registrarono vittime, ma le operazioni di soccorso alle popolazioni furono rese particolarmente complicate dalla violenta ondata di freddo e neve che gia’ dall’inizio dell’anno imperversava in tutto il Centro Italia. A causa delle scosse d’inizio gennaio, una parete rocciosa si stacco’ da uno dei costoni del Gran Sasso, collassando a terra e generando un forte boato, percepito nell’intera vallata.

Ma non basta, secondo diversi esperti i fenomeni sismici registratisi la mattina del 18 gennaio 2017 hanno avuto una diretta correlazione con la valanga che poche ore dopo, alle 17:40, si è abbattuta contro l’hotel Rigopiano, a Farindola, in provincia di Pescara, distruggendo la struttura ricettiva e intrappolando al suo interno 40 persone. Di queste solo 11 furono tratte in salvo dai soccorritori, nel corso delle operazioni durate sette lunghi e logoranti giorni. Le vittime furono 29, morte dopo essere rimaste intrappolate sotto le macerie dell’albergo, sommerso dalla neve e dal fango.

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