USA, il 40% delle foreste devastato dai parassiti: “effetto devastante” nella lotta al riscaldamento globale

Tra le specie decimate, in tutto una quindicina, da pericolosi parassiti il castagno, l'olmo e il frassino, distrutti assieme alla loro capacità di assorbire diossido di carbonio
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Circa 450 parassiti introdotti dal turismo e da attività commerciali internazionali stanno decimando il 40% delle foreste statunitensi, causando un danno irrimediabile nel contrasto ai cambiamenti climatici. Lo rivela uno studio della PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America), una delle riviste scientifiche più note al mondo e organo ufficiale dell’Accademia nazionale delle scienze. Tra le specie decimate, in tutto una quindicina, da questi pericolosi parassiti il castagno, l‘olmo e il frassino, distrutti assieme alla loro capacità di assorbire diossido di carbonio. Inoltre, morendo gli alberi inquinano l’aria, emettendo circa 6 milioni di tonnellate di carbonio, l’equivalente di 4,6 milioni di macchine in più l’anno in termini di emissioni responsabili del riscaldamento globale.

E la situazione è destinata a peggiorare, con un effetto devastante sulle foreste che da ammassatore di carbonio diventano responsabili di emissioni“, ha dichiarato Songlin Fei, esperta di foreste della Purdue University, tra gli autori del rapporto. Per controllare queste patologie letali gli esperti suggeriscono verifiche permanenti e messa in quarantena degli alberi contagiati prima che sia troppo tardi. Oltre ai parassiti, le foreste Usa patiscono dell’aumento delle temperature, della pluviometria alterata e di incendi molto violenti, in particolare nelle regioni occidentali dove, in base alle ultime stime, 6 miliardi di alberi sono già morti a causa di questi fattori concomitanti. Diversi studi scientifici recenti suggeriscono di piantare più di un trilione di alberi nel mondo per eliminare i due terzi delle emissioni inquinanti, quale risposta potenzialmente meno costosa nella lotta alla crisi climatica.

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