Numeri allarmanti sono stati diffusi dall’Istituto nazionale per le investigazioni spaziali (INPE), ente più volte criticato dal presidente di estrema destra Jair Bolsonaro: la deforestazione in Amazzonia è raddoppiata tra gennaio e agosto rispetto allo stesso periodo del 2018 ed è aumentata di oltre il 90% negli ultimi 4 mesi.
Per la prima volta dal 2008, a fine 2019 la superficie disboscata potrebbe raggiungere i 10mila km quadrati, avvertono ambientalisti ed esperti brasiliani.
Secondo i dati rilevati dal sistema di allerte satellitari Deter, tra gennaio ed agosto sono andati distrutti più di 6400 km quadrati, rispetto ai 3336 durante lo stesso periodo del 2018.
L’impennata del disboscamento viene attribuita alle politiche di Bolsonaro che ha autorizzato una maggiore apertura per le prospezioni minerarie, la pastorizia e le attività forestali.
Michelle Bachelet, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha parlato oggi degli incendi e della deforestazione in Amazzonia, che ha definito “una catastrofe umanitaria” per le popolazioni indigene che vivono nella foresta, con “un impatto terribile per tutta l’umanità“: in un discorso al Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra, si è detta “profondamente preoccupata dalla rapida accelerazione della deforestazione in Amazzonia“, e ha chiesto ai governanti dei Paesi amazzonici di implementare “al più presto politiche ambientali a lunga scadenza e sistemi di incentivazione che rilancino la sostenibilità” nella foresta pluviale. “Nessun Paese e nessun dirigente politico possono chiamarsi fuori” dalla crisi, perché “tutte le nazioni, tutti i tessuti sociali, politici e culturali di tutti gli Stati” avvertono il suo impatto.