È il più grande satellite naturale di Saturno ed è l’unico corpo celeste del Sistema Solare che presenta stabilmente dei liquidi sulla sua superficie: si tratta di Titano, che torna a far parlare di sé per un nuovo scenario relativo ad alcuni dei suoi laghi di metano. Questi bacini sono attorniati da bastioni rocciosi molto ripidi (alti anche centinaia di metri) e si sarebbero formati in seguito all’esplosione di azoto riscaldato: è ipotesi formulata in uno studio pubblicato ieri su Nature Geoscience (articolo: “Possible explosion crater origin of small lake basins with raised rims on Titan”). La ricerca, condotta da un team internazionale, è stata coordinata dall’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara.
Gli autori del saggio – riporta Global Science – si sono basati sui dati radar raccolti da Cassini, la sonda Nasa-Esa-Asi che ha concluso la sua esplorazione del sistema di Saturno il 15 settembre 2017; le informazioni utilizzate sono proprio quelle che la sonda ha captato durante il suo ultimo sorvolo ravvicinato di Titano, mentre era intenta ad effettuare le manovre preparatorie per il tuffo finale. La maggior parte dei modelli riguardanti le origini dei laghi di questo corpo celeste ipotizzano l’azione erosiva del metano liquido sul loro fondo, fatto di ghiaccio e composti organici solidi, fino a scavare dei bacini che poi ha colmato. Un processo di questo genere può essere considerato valido per quei laghi che presentano contorni ben definiti e che potrebbero avere somiglianze con i bacini carsici della Terra.
Il modello proposto dallo studio di Nature Geoscience, invece, suggerisce un altro scenario per i laghi più piccoli (comunque ampi decine di chilometri) e situati vicino al polo nord, come il Winnipeg Lacus: secondo gli autori, la crosta di Titano avrebbe ospitato delle sacche di azoto liquido che, riscaldandosi, avrebbe dato luogo a delle esplosioni, aprendo i crateri riempiti successivamente dal metano liquido. Questa ipotesi spiegherebbe perché tale ‘famiglia’ di laghi presenta bordi così scoscesi, difficili da giustificare con i fenomeni carsici. Lo scenario dei laghi ‘esplosivi’, inoltre, risulta coerente con i modelli climatici che per il Titano di oggi mostrano un clima più caldo rispetto al passato. Nell’era ‘glaciale’ di questa luna, l’azoto era preponderante nell’atmosfera e, a seguito di piogge ed altri fenomeni ‘meteo’, si è raccolto in una serie di depositi sotto la superficie, da cui poi si sarebbero generati i laghi. Gli studiosi, quindi, ritengono che questi particolari bacini siano degli indicatori dell’epoca in cui le condizioni climatiche di Titano consentivano la presenza di azoto, sia in superficie che sotto la crosta.