È illuminata da brillanti esplosioni in blu e in verde e fa decisamente onore al suo nome: stiamo parlando della galassia a spirale Ngc 6946 meglio nota come ‘Galassia Fuochi d’Artificio’ (Fireworks Galaxy), per l’elevato numero di supernove osservate nell’ultimo secolo. Ngc 6946, situata al confine tra le costellazioni del Cigno e di Cefeo ad una distanza di circa 10 milioni di anni luce dalla Terra, torna agli onori della cronaca per un subitaneo fenomeno osservato dal telescopio NuStar (Nuclear Spectroscopic Telescope Array) della Nasa. Si tratta – spiega Global Science – dell’intensa luce verde vicina al ‘cuore’ della galassia, che è al centro di uno studio pubblicato di recente su The Astrophysical Journal (articolo: “A Broadband Look at the Old and New Ulxs of NGC 6946”); la ricerca è stata coordinata dal California Institute of Technology e ha visto anche la partecipazione del Jet Propulsion Laboratory della Nasa.
L’esplosione di luce verde, corrispondente ad una fonte ultra-luminosa di raggi X, è stata osservata da NuStar per caso, mentre il gruppo di lavoro era intento a studiare la supernova che appare in alto a destra nella foto come una brillante sfera verde-blu. La fonte non era visibile nel corso della prima osservazione, effettuata il 21 maggio 2017, mentre era nel pieno del suo fulgore quando NuStar ha puntato di nuovo la galassia una decina di giorni più tardi. L’inaspettato oggetto, scomparso in breve tempo, è stato appunto classificato come una fonte ultra-luminosa di raggi X (Ulx) e denominato Ulx-4 perché si tratta della quarta sorgente identificata nella galassia; gli studiosi ritengono che non possa trattarsi di una supernova perché non è stata osservata nessuna luce visibile in associazione ai raggi X. Il saggio, però, formula delle ipotesi in merito a cosa possa aver prodotto questa improvvisa apparizione. Ad esempio, la Ulx-4 potrebbe provenire da un buco nero intento a divorare una stella: quando si verifica un ‘banchetto’ di questo genere, i detriti dello sfortunato oggetto iniziano ad orbitare intorno al ‘ghiottone cosmico’ ed assumono una velocità tale da raggiungere temperature di milioni di gradi e da emettere raggi X.
La maggior parte delle Ulx ha vita lunga perché deriva da un oggetto denso (ad esempio, un buco nero), mentre gli esemplari che si dileguano, come Ulx-4, sono piuttosto rari e potrebbero essere dovuti ad un evento – singolo e particolarmente eclatante – come un buco nero che distrugge un piccolo astro in tempi molto brevi. Gli studiosi hanno pensato che Ulx-4 potrebbe derivare anche da una stella di neutroni, oggetto estremamente denso che si forma in seguito all’esplosione di una stella non sufficientemente massiccia per dare luogo ad un buco nero; in questo caso, il bagliore improvviso dovrebbe essere attributo all’influenza del campo magnetico della stella di neutroni sul materiale che le orbita intorno. Anche se molti interrogativi restano aperti, gli autori del saggio ritengono che la scoperta possa schiudere nuovi scenari di ricerca sui processi di accrescimento della materia in rapporto a buchi neri e stelle di neutroni.