È la settimana del clima. Quella dal 20 al 27 settembre è la Week for Future, la terza iniziativa globale del movimento di Greta Thunberg, Fridays For Future, dopo gli scioperi del clima del 15 marzo e del 24 maggio, che hanno visto scendere in piazza milioni di ragazzi in tutto il mondo. Questa settimana sarà piena di iniziative, con 2400 eventi in oltre 115 paesi e 1000 città.
Greta ha appena parlato al summit delle Nazioni Unite con un discorso molto forte, dai toni catastrofici: “È tutto sbagliato. Io non dovrei essere qui. Dovrei essere di nuovo a scuola dall’altra parte dell’oceano. Ma voi venite ancora da noi giovani per avere speranza. Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote. E sono ancora una dei fortunati. Le persone stanno soffrendo. Le persone stanno morendo. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa e tutto quello di cui riuscite a parlare è il denaro e le favole di un’eterna crescita economica”. Greta ha poi citato l’aumento di 1,5°C della temperatura globale, soglia che non dovremmo superare per non “innescare irreversibili reazioni a catena oltre il controllo umano”, secondo l’attivista svedese.
Quello del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici è ancora un tema molto dibattuto che divide anche gli scienziati stessi. Negli ultimi 170 anni, le temperature della Terra sono aumentate e questo è innegabile e confermato anche dagli ultimi dati disponibili. Questo aumento è stato di 0,8°C. La maggior parte degli studi ora si concentra sul minimizzare le conseguenze per la salute delle ondate di caldo, che il riscaldamento globale è destinato a far aumentare di frequenza e intensità, secondo recenti studi. Ma in realtà, è il freddo il vero nemico della salute dell’uomo perché provoca molte più vittime rispetto al caldo.
Il freddo è 20 volte più letale del caldo e non sono le temperature estremamente basse o estremamente alte a provocare la maggior parte delle vittime, secondo uno studio condotto da ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine del 2015. Lo studio ha scoperto che la maggior parte delle vittime si è verificata in giorni moderatamente caldi e moderatamente freddi, invece che nelle giornate caratterizzate da temperature estreme. “Sebbene il rischio di mortalità a causa di giorni estremamente caldi o freddi è in realtà più alto, sono meno frequenti”, spiegava Antonio Gasparrini, autore principale dello studio, pubblicato sulla rivista The Lancet.
Lo studio ha analizzato oltre 74 milioni di morti in 13 Paesi tra il 1985 e il 2012. Di questi, 5,4 milioni di decessi erano legati al freddo mentre 311.000 erano legati al caldo. La forte differenza è dovuta al fatto che le basse temperature provocano più problemi al sistema cardiovascolare e al sistema respiratorio del corpo. Questo studio era stato preceduto da un altro del National Center for Health Statistics degli Stati Uniti che ha svelato che il freddo uccide il doppio degli americani rispetto al caldo.
Il riscaldamento globale è senza dubbio una questione che deve essere approfondita attraverso la lente della scienza, per comprendere la sua reale portata, le sue conseguenze e le azioni da intraprendere per contrastarlo. Quello che non è giusto è che tutto questo sia guidato dal panico, dall’idea di un’imminente apocalisse, dal quadro di una situazione drammatica dipinto da una adolescente, dovuto anche all’incoscienza tipica della sua età, che la porta a credere in un complotto in cui il futuro è stato “venduto” solo per far guadagnare ad un piccolo numero di persone quantità inimmaginabili di denaro.