“Siamo all’inizio di una estinzione di massa e tutto quello di cui siete capaci di parlare è il denaro e favole di un’eterna crescita economica“: con queste parole l’ormai famosa (sigh!) Greta Thunberg è intervenuta ieri nell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che forse non era mai caduta così in basso. La 16enne svedese che dopo Al Gore e Leonardo di Caprio è diventata la nuova paladina dei fanatici del fondamentalismo ambientale, rappresenta oggi la massima espressione dell’ignoranza anti-scientifica che alimenta l’opinione pubblica e la cultura di massa della nostra società. Eppure anche sul tema del clima, così come bisognerebbe fare per i vaccini e la medicina in generale, l’agricoltura (vedi Xylella), le trivellazioni, l’approvvigionamento energetico, la gestione delle risorse naturali e lo smaltimento dei rifiuti sarebbe più opportuno affidarsi alla scienza mettendo al bando terrapiattisti, complottisti e tuttologi del web.
Sarebbe quella la lezione più importante che i nostri ragazzi dovrebbero frequentare. Infatti tutti i grandi scienziati d’Italia, i ricercatori delle più prestigiose università del mondo, gli astronauti come Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano, non sono diventati famosi per giocarsi la scuola e andare a fare casino nelle piazze con mefafoni e striscioni, ma hanno studiato tanto, poi sono dovuti andare all’estero per specializzarsi e diventare grandi luminari della scienza.
“Non seguire la mandria, pensa a te stesso“: recita una vignetta britannica che ci sentiamo di condividere in pieno.
Sul clima – infatti – ci sono tesi scientifiche molto contrastanti. L’unica certezza è che negli ultimi 100-150 anni le temperature della Terra sono aumentate, seppur di poco. Precisamente, in base agli ultimi dati disponibili (2017-2018), negli ultimi 170 anni la temperatura mondiale è aumentata di circa 0,8°C. Il riferimento di partenza è la media delle temperature del cinquantennio 1850-1900, un periodo storico che l’ONU definisce erroneamente “era pre-industriale“, quando in realtà proprio in quei 50 anni si verificava la seconda rivoluzione industriale con l’utilizzo, a partire dal 1870 circa, dell’elettricità, dei prodotti chimici e del petrolio.
Ecco il grafico ufficiale dell’autorevole Met Office dove si documenta il famigerato global warming (di circa 0,8°C) tra 1850 e 2015:
Proprio nel 2015 con l’Accordo di Parigi tutti i Paesi del mondo hanno ratificato un accordo che intende adoperarsi con tutti gli sforzi utili per “limitare l’innalzamento della temperatura globale a 1,5°C rispetto all’era pre-industriale“, quindi al massimo altri 0,7°C in più rispetto ad oggi. Una prospettiva rosea, a leggere i giornali e gli annunci dei fantomatici “esperti” di 30 anni fa.
Infatti tra 1988 e 1989, dopo uno storico intervento di James Hansen nel Senato degli Stati Uniti d’America, il tema dei cambiamenti climatici arrivava per le prime volte alla ribalta internazionale, conquistandosi le prime pagine dei giornali. Gli esperti parlavano di “scenari drammatici entro pochi anni” e di “aumento di temperature fino a 7°C nel prossimo secolo“. Eloquente la prima pagina del New York Times del 24 giugno 1988, che pubblichiamo a corredo dell’articolo, o anche l’articolo che il giornalista, allora 37enne, Peter James Spielmann scriveva sull’Associated Press 30 giugno 1989:
Trenta anni fa, anche in Italia, molti sono stati gli annunci catastrofici. Chi ha vissuto gli anni ’90 ricorda le infauste previsioni sul nuovo millennio, con “Venezia sommersa dall’acqua nel 2000“, con “lo scioglimento totale dei ghiacci alpini entro il prossimo inverno” e altre fandonie simili. Invece tra pochi mesi festeggeremo (già, festeggeremo, perchè a Capodanno piace a tutti brindare e guardare i fuochi d’artificio) l’inizio del 2020 con un’umanità prospera, con condizioni di vita certamente migliori rispetto al 1988 e soprattutto dell’era “pre-industriale“.
Checché ne dica Greta, non c’è alcuna estinzione di massa alle porte ed è sacrosanto che i Paesi si prodighino per la loro crescita economica e il loro sviluppo: la più grande prospettiva dell’umanità è la conquista di altri pianeti, il ritorno stabile sulla Luna con una colonia fissa e il primo viaggio verso Marte.
Ma per affrontare i problemi bisogna studiare. E per studiare bisogna andare a scuola. Noi invece oggi mandiamo i nostri figli a fare casino nelle piazze e gli facciamo pure i complimenti. Così sta venendo fuori una generazione di dementi che metterà a rischio la solidità della democrazia. Perchè ad emergere saranno sempre i più bravi, quelli che fuori dal gregge continuano a studiare e diventeranno la futura classe dirigente. Ma le masse saranno lontane anni luce da scienza e conoscenza, con conseguenze sociali gravissime che si intravedono già nella quotidianità attuale.