Greta Thunberg, la 16enne attivista svedese diventata voce e volto della lotta ai cambiamenti climatici, è stata nominata per il Nobel per la pace. Greta ha conquistato le prime pagine dei giornali quando ha iniziato a non andare a scuola nell’agosto del 2018 per protestare davanti al Parlamento svedese, con un cartello scritto a mano che recitava “Sciopero scolastico per il clima”. Da allora, ha ispirato gli studenti di tutto il mondo a scioperare, saltando la scuola per protestare contro quella che ritengono una “crisi climatica”.
Greta dice che la prospettiva del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici l’ha spaventata e che ha deciso di parlare. Nel suo intervento al World Economic Forum dello scorso gennaio, l’attivista ha detto: “Gli adulti continuano a dire: “Lo dobbiamo ai giovani per dar loro speranza”. Ma io non voglio la vostra speranza. Non voglio che sia speranzosi. Voglio che abbiate paura. Voglio che sentiate la paura che sento io ogni giorno. E poi voglio che agiate. Voglio che agiate come se foste in una crisi. Voglio che agiate come se la nostra casa fosse in fiamme. Perché lo è”.
Qualche giorno fa, ha pronunciato un altro forte discorso all’ONU, un discorso dai toni a dir poco catastrofici: “È tutto sbagliato. Io non dovrei essere qui. Dovrei essere di nuovo a scuola dall’altra parte dell’oceano. Ma voi venite ancora da noi giovani per avere speranza. Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote. E sono ancora una dei fortunati. Le persone stanno soffrendo. Le persone stanno morendo. Interi ecosistemi stanno collassando. Siamo all’inizio di un’estinzione di massa e tutto quello di cui riuscite a parlare è il denaro e le favole di un’eterna crescita economica. Come osate? Dite che ci ascoltate e che comprendete l’urgenza. Ma non importa quanto io sia triste o arrabbiata, non voglio crederci. Perché se davvero capiste la situazione e continuaste ancora a non agire, sareste il male. E mi rifiuto di crederci […] Ci state deludendo. Ma noi giovani stiamo iniziando a capire il vostro tradimento. Gli occhi delle future generazioni sono su di voi. E se scegliete di deluderci, io dico: noi non vi perdoneremo mai”.
Nonostante la sua paura per il futuro, a Greta le cose non sembrano andare poi così male: non tutti i 16enni hanno una pagina su Wikipedia, non tutti vengono invitati a conferenze, summit o a parlare ai commissari dell’Unione Europea. È riuscita a simboleggiare un nuovo movimento, con i giovani che ripetono il suo motto: “Perché dovrei andare a scuola se non c’è futuro?”. I politici stanno celebrando il loro coraggio, gli attivisti hanno accolto la sua convinzione e gli ambientalisti del mondo hanno rimpianto di non aver fatto qualcosa di simile quando erano giovani.
La nomina per il Nobel di Greta ha provocato delle critiche. Non per la sua età, ma per la mancanza di risultati tangibili. Il fondatore dei Nobel, lo svedese Alfred Nobel, nelle sue volontà ha dato istruzioni sul fatto che il premio per la pace dovrebbe essere assegnato “alla persona che avrà fatto il maggior o miglior lavoro per la fraternità tra le nazioni e l’abolizione o riduzione degli eserciti permanenti e la formazione e la diffusione di congressi di pace”. Non sembra che Greta soddisfi questi standard. Ma sembra anche che il Nobel ora sia incentrato meno sui risultati specifici del vincitore e più sul messaggio che il vincitore trasmette. Per esempio, Barack Obama ha vinto il Nobel per la pace nel 2009 a meno di un anno dal suo incarico. Anche con Greta, la commissione sembra voler inviare un messaggio sul suo supporto alle questioni climatiche e all’attivismo dei giovani, invece che premiare i suoi risultati.
Ma la protesta piuttosto eccentrica di questa giovane invia anche un messaggio molto preoccupante sull’attuale stato dell’autorità degli adulti. È strano che insegnanti, politici e genitori applaudano bambini e ragazzi il cui messaggio è “ho troppa paura per andare a scuola”.
Inoltre, il messaggio di Greta non è niente che non avessimo già sentito. Sicuramente, ha ragione nel dire che bisogna fare di più per un futuro migliore per il pianeta, ma il suo metodo, che alimenta il panico, è esattamente il messaggio che ascoltiamo da decenni e decenni con i tempi del “giorno dell’Apocalisse” che continuano a cambiare per adattarsi alle campagne degli ambientalisti. Molti hanno celebrato gli scioperi scolastici per il clima come il futuro dell’attivismo. Ma è sconvolgente vedere così tanti adulti sostenere e permettere ai bambini di allarmarsi per i cambiamenti climatici e celebrare questo allarmismo come un mezzo per promuovere un cambiamento politico.
Dovremmo, invece, ispirare la generazione più giovane ad andare a scuola, a studiare per creare un mondo più pulito e più efficiente. I piani futuri per assicurarsi un pianeta migliore e più pulito sono una grande sfida, che i politici dovrebbero affrontare con una certa urgenza. Ma le reazioni in preda al panico non sono la soluzione. I cambiamenti climatici necessitano di una risposta adulta, responsabile ed efficiente, non di allarmismo. Per tutti questi motivi, nominare per il Nobel per la pace una ragazza in preda al panico, sembra una scelta poco seria.