Era il 1986. Il nocciolo del reattore numero 4 esplose e, tra segreti e conseguenze disastrose al limite dell’impensabile, l’Unione Sovietica dovette fare i conti con il numero di vittime che la presunzione umana aveva causato, provando ad ergersi a Dio, a sopraelevarsi fino a delle particelle che avevano il potere di causare l’estinzione di massa. Questo disastro divenne noto come “Disastro di Chernobyl“. Molti dicono che la storia è il miglior insegnamento del reale, ma, purtroppo, c’è anche un lato più oscuro, che ci racconta di come i periodi si susseguano in una catena di tempo illimitata.
Infatti, una nube radioattiva ha creato non pochi timori nella popolazione, solcando i cieli dell’Europa con una velocità devastante: i test effettuati dagli esperti, dubbiosi e timorosi, ci dicono che si tratta di un valore pari a cento volte maggiore quello registrato durante il disastro di Chernobyl. Si tratterebbe, tuttavia, di un incidente avvenuto nel 2017, quando le prime concentrazioni di Rutenio-106 sono state individuate nell’aria. Naturalmente, il prodotto della fissione nucleare è ancora presente nell’aria che tutte le persone respirano, ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. Questa nube, partita dalla centrale di Majak, la cui proprietaria è la società Rosacom, è un concentrato di valori così elevati a causa dell’incendio di un satellite precipitato nelle vicinanze. Gli studiosi del mondo di maggior spicco, invece, credono che si tratti di un incidente come quello dell’86. La questione del Rutenio-106 è molto dibattuta: c’è chi dice che non sia particolarmente dannoso per la salute e chi, addirittura, smentisce che le quantità elevate di esso siano partite dalla centrale di Majak. Eppure, non è questione del Rutenio in sé, quanto della possibilità che siano avvenuti incidenti di qualche tipo: si tratta, infatti, di un prodotto della fissione nucleare all’interno di un reattore e può anche essere il risultato dell’utilizzo delle radiazioni in ambito medico.
Un ennesimo incidente è avvenuto lo scorso 8 agosto presso il poligono militare di Nyonoksa, sulle coste del Mar Bianco. Un’esplosione di portata devastante, avvertita anche a numerosi chilometri di distanza e che ha provocato la morte di 5 scienziati. Il Governo Russo, anche questa volta, non è stato esaustivo circa le cause dell’incidente e nemmeno le dinamiche, garantendo tuttavia che non ci fosse registrato un aumento della radioattività correlato all’evento. Eppure, i dati ci mostrano qualcosa di diverso, come se il Governo Russo avesse voluto occultare una verità potenzialmente pericolosa per l’Europa stessa: di fatto, la nube radioattiva si sta espandendo velocemente e senza tregua in Europa e in Asia Centrale, pur non avendo colpito nessuna zona abitata della prima se non una porzione di Mar Mediterraneo a sud della Turchia.