“Non c’è bisogno di divenire esperti sismologi, né profeti né santoni, per ricordarci che siamo su di una terra ballerina, giovane, continuamente soggetta a terremoti e ad altri eventi naturali che possono mettere in pericolo la nostra quieta esistenza di tutti i giorni. I movimenti e sforzi tettonici tra le placche mediterranee causano il continuo accumularsi di energie nel sottosuolo le quali dovranno, immancabilmente, scaricarsi in maniera più o meno repentina.”
Così Antonio Moretti, geologo ed esperto di storia dei terremoti, che ha voluto fare un’analisi della situazione geo-vulcanologica in Italia e provare a capire cosa si può fare per prevenire vittime in occasioni di eventi catastrofici.
E’ dunque opportuno prestare attenzione, secondo il geologo, essere preparati, ma non vivere nel terrore. Sarebbe ovviamente illogico il contrario.
Se devo andarci a vivere e lavorare per alcuni anni, il rischio comincia a divenire più concreto, quindi farò bene a prestare attenzione alla zona dove vivo ed alla casa in cui abito, magari studiando le possibili vie di fuga…non si sa mai.
Se intendo viverci tutta la vita, e così i miei figli e nipoti, devo accettare il fatto che il terremoto (o l’eruzione, o la frana, o l’inondazione o, perché no?, la guerra) prima o poi verrà a trovarmi e quindi dovrò programmare la mia vita di conseguenza.
Dovrò sapere che è inutile avere paura, ma che sarà necessario prepararsi e prendere le necessarie precauzioni per salvare le nostre vite e quelle di chi ci sta vicino.”
Ma se i cittadini hanno in certo senso le mani legate e tutto ciò che possono fare è informarsi ed essere consapevoli e preparati ai rischi, diverso è per le istituzioni.
No, non sto esagerando: il terremoto del primo novembre 1693 (M=7.4) devastò oltre metà della regione Sicilia, un territorio che oggi ospiterebbe oltre due milioni di persone. Due milioni di anime che avrebbero bisogno di soccorsi, assistenza medica, ospedali da campo, acqua, cibo, tende, gabinetti, alloggi riscaldati…e poi di sopralluoghi ed interventi sugli edifici, sulle infrastrutture, sul tessuto economico e, soprattutto, di sentirsi ancora parte di una società civile.
Guardate il miserando spettacolo della “ricostruzione” ad Amatrice (che pure è una città simbolo di poche migliaia di abitanti) e capirete quanto il nostro stato sia inadeguato a ciò che il futuro ci riserverà.
Polemiche a parte, nessun paese europeo da solo potrà mai avere le risorse per affrontare una catastrofe delle dimensioni di quelle già avvenute in passato. Sarebbe opportuno (ma certo nessun politico leggerà mai queste righe) spostare il problema a livello europeo, magari responsabilizzando quegli organi militari dei quali speriamo di non avere mai bisogno per necessità belliche.”
Moretti entra poi nello specifico e si affida alla storia per rispondere alle domande più frequenti sul terremoto:
Tornando alle nostre tre domande, la risposta è: sì, tornerà, quando e dove non hanno alcuna importanza, tornerà, sarà catastrofico e ci coglierà nuovamente impreparati. Eppure la Storia, soprattutto se interpretata alla luce di un’intelligente conoscenza dei processi geologici caratteristici del NOSTRO territorio, può insegnarci molte cose […] il solo terremoto del 1915 nella Marsica causò oltre 30.000 vittime (100 volte quelle dell’Aquila o di Amatrice) ed 1 milione di senzatetto. Questa è la dimensione dei possibili (e probabili) prossimi terremoti in Appennino meridionale.”
Il geologo analizza dunque il tipo di terremoto che hanno colpito il nostro Paese e ne desume indicazioni di massima:
Terremoti frequenti ma di media violenza, ai quali è possibile resistere con edifici ben fatti e ben ristrutturati, questo è quanto è lecito aspettarsi in Appennino settentrionale ed in Toscana, e questa dovrebbe essere la linea guida sia per le pubbliche amministrazioni sia per i singoli cittadini”.
Tre grandi crisi sismiche (quattro, se consideriamo anche quella del 1832-1836) in tre secoli, e poi da oltre un secolo la quiete sismica più assoluta. Le conclusioni mi sembrano evidenti.”
E le amare, benché realistiche conclusioni di Moretti non lasciano adito ad illazioni:
Il Terremoto tornerà, tornerà la Guerra, il Vesuvio esploderà e la Pianura Padana sarà nuovamente devastata da alluvioni catastrofiche. Forse con il progredire delle conoscenze e della tecnica sarà possibile avere indicazioni ed allarmi con un certo anticipo, ma se nel frattempo non ci saremo preparati sarà completamente inutile. Quando arriverà saremo soli.”