Quante volte si confondono esoterismo, religione, scienza e magia? Negli ultimi anni, abbiamo visto crearsi piccole sette di adepti o di estremisti, che, incalzando le proprie credenze, hanno provato a screditarsi le une con le altre, minando alla base i principi reciproci. La verità è che, facendo un’analisi approfondita su scienza, religione e magia, è possibile tangere dei punti in comune che potrebbero far pensare che, se in antichità erano una cosa sola, il tempo le ha separate. La scienza nasce con l’uomo. Fu proprio l’interesse dell’uomo rivolto alla comprensione dei fenomeni naturali del mondo fisico che spinse l’uomo alla curiosità di ciò che lo circondava. In epoche antiche, anche la filosofia si lasciò influenzare dalla scienza. Platone era convinto che la scienza fosse più valida delle rette opinioni in quanto legava queste ultime con ragionamenti causali, cioè governati dal principio di causa-effetto. Aristotele, invece, decise di essere più pragmatico nella sua considerazione circa la scienza.
A suo parere, la scienza era conoscenza dimostrativa, in quanto ricercata e analizzava le quattro cause di un oggetto, cioè quelle caratteristiche che lo rendono ciò che è e che non può non essere. Gli Stoici, al contrario, si affidavano alla scienza in quanto la forma più sicura di comprensione, certa, immutabile, basata sulla ragione.
La prima formulazione ufficiale del metodo scientifico moderno ci è stata fornita solo nel seicento con la Rivoluzione scientifica e quindi con l’ausilio di Galileo Galilei: egli pose le dimostrazioni necessarie sullo stesso piano delle sensate esperienze. Non solo: dopo di lui ci furono Cartesio e Isaac Newton che stabilirono il concetto descrittivo della scienza contrapponendo il “metodo dell’analisi” al “metodo della sintesi”. L’empirismo, in seguito, accentuerà il valore assoluto delle conoscenze empiriche spalancando le porte della scienza moderna mediante gli effetti socio-economici delle rivoluzioni industriali e il pensiero positivista.
Claude Bernard affermò che la semplice constatazione dei fatti non poteva mai costituire da sola una scienza; per acculturarsi era necessario ragionare sulle osservazioni, confrontare i fatti e giudicarli con altri fatti grazie ad una funzione di controllo.
La magia, omologamente alla scienza è nata esaltando la medesima funzione di controllo, ma, se quest’ultima si prefigge di farlo mediante lo studio e l’analisi approfondita, la prima può servirsi di gesti, atti e formule verbali, o di rituali appropriati. Le culture antiche, a differenza di quelle moderne, hanno lasciato testimonianze pragmatiche di formule magiche. Alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state interpretate come aventi finalità magiche. Nell’antichità si credeva anche che la magia potesse avere a che fare con le varie fasi lunari: luna piena = magia nera, mezza luna = magia bianca. Quando facciamo riferimento alla storia della magia, è inevitabile dare luogo ad un paragone con l’Antico Egitto. Nel pantheon egizio, oltre a Uerethekau e Heka, Neter della magia, anche Iside e Thot, da cui proviene l’ermetismo, posseggono poteri magici. Sono stati addirittura rinvenuti innumerevoli papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono formule in grado di prolungare la vita, dare aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È comprovata anche la credenza nella cerimonia magica dell’apertura della bocca per mezzo della quale si poteva conferire un’anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche dei defunti.
Anche il libro dei morti degli antichi egizi, impresso su papiri, muri tombali e sarcofagi, raccoglie degli incantesimi per la resurrezione dello spirito e il suo ingresso nelle Regioni dell’Al di là. Stando alle credenze di questo popolo, il mondo spirituale non impone leggi al mondo fisico, ma si esprime tramite questo. l’espressione della vita attraversa varie fasi spirituali che, in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze fisiche vissute direttamente dall’uomo. La magia, considerata come fenomeno ubiquitario che è stato oggetto di interesse per la civiltà umana dagli albori, è stata ed è oggetto di studio da parte delle scienze sociali, come l’antropologia culturale, l’etnologia e la psicologia. Le tematiche affrontate nello studio della magia concernono la sua relazione con la scienza e la religione, la sua funzione sociale e la natura del suo pensiero.
Naturalmente, nel corso dei secoli, ci sono state varie interpretazioni, che hanno toccato dei punti in comune con la scienza e con la religione. Prima di tutto, occorre far chiarezza sui termini. Anticamente il termine “scienza” era adoperato in senso molto più ampio dell’epoca moderna. Nella sua etimologia era compreso lo scibile umano, nella sfera di “occulto” e teologico. Col tempo, la laicizzazione del sapere e l’aumento della stessa, la conoscenza è stata suddivisa nelle varie branche attuali del sapere. La magia è da dividersi in:
-Magia naturale o fisica, che si occupa delle proprietà del mondo fisico, degli oggetti, dei materiali e tenta di adoperarle per raggiungere fini fisici. Qualcuno potrebbe azzardare che questo è anche il compito della scienza moderna e non gli si potrebbe dar torto. La magia naturale tuttavia, non si limita all’approccio scientifico. Tra i vari corpi, viventi e non, ci sono interrelazioni che oltrepassano la sfera materiale, relazioni che non hanno una misura precisa e razionale. Si può dire che questo sia uno dei limiti della scienza moderna. Basti ricordare le parole del Reghini:
“Quando si osservano i fenomeni del mondo terrestre e celeste, o si fanno in questo campo delle esperienze, il fenomeno o la esperienza viene osservata e misurata dall’esterno. Sostanzialmente lo scienziato resta semplice spettatore del mondo esteriormente posto e sentito, e fa consistere la propria scienza nella registrazione e misurazione dei fenomeni e nella costruzione razionale di teorie per esprimerli e per spiegarli”
Dunque, la magia naturale ha in comune con la scienza l’analisi delle proprietà del mondo fisico, ma supera quest’ultima materia in quanto non è limitata alla sfera “fisica” dei fenomeni.
-Magia celeste o matematica si occupa del mondo degli astri, del cosmo. Agrippa, tramite il modello tolemaico, parlava di sfere celesti credendo che fossero cristallo che circondasse la terra. Anche in questo caso, la moderna astronomia, con tutte le sue formule matematiche e le sue conoscenze fisiche, costituisce l’ambito materiale e razionale di questa magia, l’astrologia il suo l’aspetto esoterico.
-Magia cerimoniale o teologica corrisponde, invece, alla conoscenza delle cose divine, dei poteri e delle entità angeliche e demoniache. La parola “teologia” è intesa come un “discorso su Dio” e questa terza branca della magia è stata vista dagli Iniziati come “vera religione”, quell’unica realtà spirituale che si cela al di là del velo del sensibile. I sacerdoti delle Chiese hanno spesso perso questo approccio e si sono adagiati sul dogma senza riuscire ad andare oltre. Il Reghini è convinto che la vera religione, o teologia, accetta invece la scienza e la supera, andando oltre e indagando attraverso l’esperienza mistica, magica e rituale la natura del Divino. La religione dovrebbe ritornare all’inizio, all’approccio esperienziale.
Dunque, si può concludere che la scienza e la religione siano limitazioni, anche se l’una l’opposto dell’altra, della magia, intesa in varie forme, sviluppate nell’antichità.