“Come al solito quando si parla di terremoti non si può mai dire niente di certo, ma qualche considerazione credo sia possibile farla – così il geologo Antonio Moretti, che sulla propria pagina Facebook fa il punto della situazione in merito al terremoto che ha colpito il Centro Italia due giorno fa -. Quella che vi presento è la mappa (dal sito INGV) dove ho selezionato i fuochi dei terremoti degli ultimi tre mesi. Per chiarezza ho eliminato quelli più profondi di 15 km (che fanno parte di un altro discorso legato alla subduzione adriatica) e quelli con magnitudo minore di 2, che sono meno precisi come localizzazione”.
“Come vedete – precisa l’esperto a corredo della foto (vedi immagini) – spicca ancora l’assestamento dei terremoti del 2016-2017, con tanti epicentri medio-piccoli perfettamente allineati tra l’Aquila e Camerino, lungo la traccia di quelle che in superficie sono le faglie di M. Gorzano – M. Vettore. Come ben sappiamo la faglia immerge verso W-SW, ed infatti in questa direzione si disperde la nuvola dei punti che rappresentano gli epicentri delle repliche”.
“Al margine sinistro della mappa si vede anche la piccola ma chiara concentrazione di scosse che ha colpito la zona del Cetona nelle prime settimane di giugno. Come vedete l’Appennino non ha mai tregua, né sarebbe immaginabile il contrario.
Il terremoto di ieri (31 agosto, ndr), così come quelli minori che stanno interessando da qualche settimana la zona di Cittareale, si collocano al margine della sequenza, ma ad una profondità tale (8-10 km) da rientrare in pieno all’interno del volume di crosta interessato dai rilasci di energia della sequenza del 2016-2017 ad oggi. Credo perciò non sia azzardato dire che siamo ancora nel normale “assestamento” delle strutture geologiche responsabili dei terremoti di Amatrice, Norcia e Montereale. “Can che abbaia non morde”, dicevano i vecchi…ma da troppo tempo gran parte dell’Appennino tace…” conclude il professor Moretti.