Tumore colon-retto, la biopsia liquida ‘svela’ il rischio

La biopsia liquida giocherà un ruolo crescente nell'identificare i pazienti con tumore del colon-retto più a rischio ricadute dopo la chirurgia
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La biopsia liquida giocherà un ruolo crescente nell’identificare i pazienti con tumore del colon-retto più a rischio ricadute dopo la chirurgia. A mettere in luce le potenzialità di questo strumento per trattamenti sempre più personalizzati, è un nuovo studio presentato al Congresso Esmo (Società europea di oncologia medica) in corso a Barcellona. Su 805 pazienti con tumore al III stadio coinvolti nel trial francese di fase III, e testati prima della chemioterapia, 109 avevano Dna tumorale circolante nel sangue. In questo gruppo il 64% ha avuto una sopravvivenza a due anni libera da malattia, contro l’84% di quelli risultati negativi all’esame.

In questo ampio studio prospettico – commenta Julien Taieb, dell’ospedale Georges Pompidou di Parigi, autore della ricerca – abbiamo confermato che la presenza di Dna tumorale circolante è un fattore prognostico indipendente nel tumore del colon-retto. E che circa sei pazienti su 10 risultati positivi resteranno liberi dalla malattia dopo chemioterapia adiuvante, contro otto su 10 di quelli negativi“. Ora “sappiamo che il Dna tumorale circolante nel sangue” rilevato dalla biopsia liquida “è un importante fattore prognostico, e potrà essere molto utile per analizzare i pazienti con tumore del colon-retto e ‘disegnare’ futuri trial“, conclude.

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