Oggi Venere viene definito il pianeta “gemello” della Terra per le dimensioni simili, ma le somiglianze finiscono qui: l’atmosfera, novanta volte più densa, è tossica e la temperatura alla superficie può superare i +400°C. Il pianeta, però, potrebbe aver mantenuto una temperatura stabile ed avuto degli oceani per miliardi di anni prima che un evento sconosciuto innescasse dei drastici cambiamenti nel clima del pianeta. Sono questi i risultati di uno studio del Goddard Institute of Space Science.
Il nuovo studio tuttavia suggerisce che per almeno 3 dei 4,5 miliardi di anni di età del pianeta le temperature potrebbero essere rimaste comprese tra i +20°C e i +50°C, fino a che fra 700 e 750 milioni di anni fa qualcosa scatenò il rilascio di anidride carbonica dalle rocce del pianeta, provocando un disastroso effetto serra. La possibile esistenza di oceani era già stata suggerita dalla missioni Pioneer degli anni Ottanta, ma l’ipotesi era stata scartata per l’eccessiva vicinanza al Sole: seppure di poco, si sarebbe trovato fuori dalla “zona abitabile” del sistema solare.
Stando al nuovo studio, tuttavia, nonostante la quantità di radiazione solare ricevuta da Venere sia doppia rispetto alla Terra, in tutti gli scenari teorici utilizzati dai ricercatori per ricrearne l’evoluzione il pianeta avrebbe potuto assicurare delle temperature sufficientemente basse da permettere la presenza di acqua in superficie. Le simulazioni indicano come Venere abbia attraversato una fase di raffreddamento alcuni miliardi di anni dopo la sua formazione: a quel punto la sua atmosfera era satura di anidride carbonica e se la sua evoluzione fosse risultata simile a quella terrestre la CO2 sarebbe stata col tempo catturata delle rocce silicee in superficie, lasciando nell’atmosfera l’azoto e delle tracce di metano, una composizione sostanzialmente stabile.