Le allerte meteo non sono fini a sé stesse. La Protezione Civile dirama avvisi di condizioni meteorologiche avverse affinché nei territori indicati nei bollettini si possano prevenire danni e soprattutto morti, prendendo tutte le misure necessarie. Le prime a recepire questi avvisi, ovviamente, devono essere le amministrazioni locali. Nel momento in cui viene diramata un’allerta, di qualsiasi grado o colore essa sia, in qualche modo vi sono possibili rischi che possono occorrere a cose e persone. “In questi casi – ha spiegato qualche anno fa ai microfoni di MeteoWeb Paola Salvati, dell’Istituto di Ricerca per la protezione Idrogeologica – sono i sindaci e gli enti locali che devono sapere come comportarsi, e i cittadini dovrebbero essere resi più consapevoli con informazioni a tappeto. Non è necessario che scuole e uffici vengano chiusi, se la gravità della situazione non lo prevede, ma è importante che i cittadini siano preparati e sappiano come comportarsi”.
Studi costanti e programmazioni pluriennali sono dunque un imperativo imprescindibile per la prevenzioni di catastrofi. “Eventi come le esondazioni di fiumi sono nel loro corso naturale; ciò che è necessario è il controllo del consumo del territorio. Con la cementificazione e il consumo di suolo, infatti, il mancato drenaggio delle acque porterà ad eventi alluvionali sempre più frequenti perché mettiamo sul territorio potenziali elementi che portano a disastri. Con la continua cementificazione si conteranno sempre più perdite in termini di vite umane. Sulle nostre coste, ad esempio, c’è stata un’esplosione nelle costruzioni che ha portato al proliferare di strutture più o meno necessarie per soddisfare la popolazione crescente, questo ha portato gli eventi meteorologici ad interagire più di prima con il territorio”. E i dati in merito sono allarmanti. Vengono spesi milioni di euro e comunque i morti per catastrofi naturali, ogni anno, sono svariate decine. Dunque c’è qualcosa che non va. Forse i piani sono sbagliati, forse c’è da rivedere tutto.