Il buco dell’ozono 2019 continua ad incuriosire: “Prevediamo che sarà uno dei più piccoli da metà anni ‘80”

“Quest’anno, abbiamo visto che il buco dell’ozono è stato particolarmente insolito. Prevediamo che sarà uno dei più piccoli che abbiamo visto da metà anni ‘80"
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Dopo la scoperta del buco dell’ozono negli anni ’80 e i conseguenti protocolli internazionali stabiliti per ridurre la distruzione dell’ozono, il 16 settembre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale per la preservazione dello strato di ozono per sostenere la consapevolezza dell’impatto umano sull’ambiente. Il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) fornisce una serie di dati per monitorare l’ozono nell’atmosfera, così come la radiazione ultravioletta potenzialmente pericolosa che attraversa il buco dell’ozono per raggiungere la superficie della Terra.

Il buco dell’ozono si forma ogni anno nella primavera dell’emisfero meridionale (settembre-dicembre), quando la quantità di ozono sull’Antartide diminuisce fino a circa il 60%. Durante il freddo e buio inverno meridionale, nella stratosfera si formano nubi di ghiaccio. Le nubi sono responsabili della scomposizione di sostanza chimiche prodotte dall’uomo, come i clorofluorocarburi, in cloro e bromo chimicamente attivi. Questi alogeni sono attivati dalla luce solare all’arrivo della primavera, portando alla rapida perdita dell’ozono stratosferico sopra l’Antartide.

Dopo l’annuncio dell’esistenza del buco dell’ozono nel 1985, 28 Paesi hanno firmato un accordo per proteggere lo strato di ozono. Due anni dopo, è stato creato il Protocollo di Montreal per eliminare gradualmente la produzione di numerose sostanze che sono indirettamente responsabili della distruzione dell’ozono. Questo protocollo è stato ratificato da 197 Paesi. Il Protocollo di Montreal monitora la produzione di quasi 100 sostanze chimiche che distruggono l’ozono, per esempio, quelle comunemente presenti negli spray, nei frigoriferi, negli sterilizzatori medici e nei condizionatori. Punta ad eliminare tutte queste sostanze, tranne le più essenziali, concentrandosi prima su quelle più dannose.

ozono CopernicusCome conseguenza del Protocollo di Montreal, lo strato di ozono sta lentamente recuperando e le proiezioni scientifiche dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) indicano che il buco dell’ozono potrebbe tornare al suo stato precedente gli anni ’80 intorno al 2060. Ma per assicurarsi che il Protocollo di Montreal sia applicato con successo, i decisori politici hanno bisogno di informazioni regolari sulle quantità di ozono e specie chimiche correlate presenti in atmosfera. Nel 2018, infatti, sono state rilevate emissioni non autorizzate di CFC-11, una delle sostanze che distrugge l’ozono, e potrebbero essere rintracciate ed eliminate.

CAMS, implementato dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine per conto dell’UE, fornisce queste informazioni ogni giorno sotto forma di dati sull’estensione e la portata del buco dell’ozono. Utilizzando dati satellitari e altre osservazioni disponibili dal 1979 fino al giorno d’oggi, i servizi Copernicus mantengono e aggiornano un registro storico dei livelli di ozono. CAMS prevede anche le concentrazioni di ozono stratosferico fino a 5 giorni in anticipo.

Quest’anno, abbiamo visto che il buco dell’ozono è stato particolarmente insolito. Sebbene abbia iniziato a crescere relativamente presto, all’inizio di settembre, un improvviso riscaldamento della stratosfera ha disturbato il freddo vortice polare che provoca il buco dell’ozono”, spiega Antje Inness, scienziata CAMS. Quando la stratosfera si scalda in questo modo, la quantità di nubi stratosferiche polari si riduce e viene distrutto meno ozono. Inoltre, il vortice polare è più disturbato del solito (quest’anno si è spostato dal polo verso il Sud America) e sta avvenendo un maggior mescolamento con l’aria più ricca di ozono esterna al vortice. Di conseguenza, il buco dell’ozono è più debole. “Prevediamo che il buco dell’ozono sarà uno dei più piccoli che abbiamo visto da metà anni ‘80”, ha concluso Inness.

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