Il prossimo 18 settembre, a Palazzo Madama, su iniziativa del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, sarà presentata una petizione sul clima da parte di 145 scienziati italiani che non credono all’idea di un’imminente catastrofe climatica. Oltre a Gasparri, interverranno l’onorevole leghista Vito Comencini e il presidente dell’Astri Sergio Bartalucci (Associazione di scienziati e tecnologi per la ricerca italiana). Del comitato promotore fanno parte i professori Uberto Crescenti (in qualità di Presidente), Alberto Prestininzi, Franco Battaglia e Nicola Scafetta. Durante la conferenza stampa è anche previsto un collegamento internazionale con Oslo per la Dichiarazione “There is no climate emergency”.
I Prof. Battaglia e Scafetta, nei giorni scorsi, avevano spiegato il loro punto di vista sulla questione clima ai microfoni di MeteoWeb, sottolineando i punti deboli della tesi di una “crisi climatica”.
Per gli esperti che hanno firmato la petizione e per tutti gli altri che la pensano come loro, il rischio di essere additati come negazionisti è molto alto e come sottolineato da Battaglia, è solo un espediente perché “non hanno argomentazioni” per controbattere alle loro puntualizzazioni e “cercano di additarci come cattivi” con il “tentativo di delegittimare chiunque provi a sollevare dei dubbi”. A testimonianza di questo, quasi 1.500 persone hanno aderito ad una petizione lanciata da un gruppo di ambientalisti per chiedere che i media non diano spazio ai “negazionisti” dei cambiamenti climatici, secondo quanto riporta Il Foglio. “L’appello di Rosy Battaglia, Stefano Caserini, Annalisa Corrado, Piero di Carlo, Francesco Ferrante, Luca Mercalli, Rossella Muroni, Antonello Pasini e Gianni Silvestrini, ha ricevuto anche l’avallo della Federazione italiana media ambientali”, continua Il Foglio.
Una mossa che sa quasi di censura, già da combattere in quanto tale, a maggior ragione su un tema complesso come quello del clima e dei cambiamenti climatici, su cui ancora bisogna comprendere molto. Inoltre, è necessario fare una puntualizzazione importante: gli esperti considerati “negazionisti” non negano l’aumento delle temperature globali. Quello che combattono è l’allarmismo che permea questo tema e le presunte soluzioni salvifiche, come abbandonare completamente i combustibili fossili, etichettate come soluzioni scientifiche quando invece non lo sono.
Per esempio, il Prof. Scafetta ci ha spiegato: “Non nego il riscaldamento globale osservato dal 1850, non nego che l’uomo possa esserne in parte responsabile, non nego che bisogna ottimizzare le risorse energetiche e non nego che bisogna combattere l’inquinamento ambientale in tutte le sue forme. Quello che osservo è che esiste tuttora una notevole incertezza nelle scienze climatiche e che innumerevoli studi hanno dimostrato una grossa variabilità naturale che i modelli dinamici non sono in grado di riprodurre. Ad esempio, questi modelli non riproducono il periodo caldo medioevale dovuto ad una grande oscillazione millenaria, e le oscillazioni di 60 anni discusse sopra. Di conseguenza questi modelli interpretano tutto il riscaldamento osservato dal 1900 oppure dal 1950 come dovuto all’uomo. Tuttavia, altri modelli climatici, detti empirici e semi-empirici e che l’IPCC ignora nonostante siano pubblicati nella letteratura scientifica, predicono che una buona percentuale del riscaldamento osservato dal 1850 è naturale”.