“L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite ha previsto che entro il 2100 le continue emissioni umane di CO? potrebbero causare un aumento delle temperature medie globali dell’aria in superficie (GASAT) di circa 3°C. La validità di questo allarme dipende dall’accuratezza fisica dei modelli generali della circolazione (GCM). In questa ottica, l’attendibilità delle proiezioni dei GCM della temperatura dell’aria in superficie è centrale nella questione della causalità”: così Patrick Frank (SLAC National Accelerator Laboratory, Stanford University), autore dello studio “Propagation of Error and the Reliability of Global Air Temperature Projections”, pubblicato su Frontiers in Earth Science. Ed è proprio la causalità il punto centrale di tutto il lavoro.
“Le proiezioni pubblicate dei GCM delle temperature medie globali dell’aria in superficie tipicamente presentano incertezze come variabilità del modello relativa ad una media di insieme o come il risultato dei test di sensibilità del parametro o come diagrammi di Taylor che mostrano la diffusione delle realizzazioni del modello intorno alle osservazioni. I primi due sono misure di precisione, mentre gli errori basati sulle osservazioni indicano l’accuratezza fisica. La precisione è definita come l’accordo all’interno o tra simulazioni di modelli, mentre l’accuratezza è l’accordo tra modelli e caratteristiche osservabili esterne. La propagazione degli errori fisici attraverso un modello è standard nelle scienze fisiche e produce una misura dell’attendibilità predittiva. Tuttavia, le valutazioni delle proiezioni dei modelli climatici solitamente non discutono né includono la propagazione degli errori fisici”, scrive Franck.
“L’analisi delle rappresentazioni pubblicate dei risultati dei modelli climatici svela che apparentemente nessuna incertezza dei parametri né gli errori sistematici del flusso di energia sono mai propagati attraverso una simulazione graduale del clima globale. Le proiezioni delle future temperature dell’aria sono inevitabilmente pubblicate senza includere alcun margine di errore fisicamente valido per rappresentare l’incertezza. Invece, le incertezze standard derivano dalla variabilità sulla media di un modello, che è solo una misura della precisione. La precisione da sola non indica l’accuratezza, né è una misura dell’attendibilità fisica o predittiva”, si legge nello studio. L’autore ha affrontato “la mancata analisi dell’affidabilità delle proiezioni delle temperature globali dell’aria dei GCM”, giungendo alle seguenti conclusioni:
- “le proiezioni delle temperature dell’aria dei modelli generali della circolazione sono estrapolazioni lineari del forcing dovuto ai gas serra”;
- “i modelli generali della circolazione del CMIP5 (la quinta fase del Coupled Model Intercomparison Project, un quadro di collaborazione per migliorare la conoscenza dei cambiamenti climatici, ndr) producono un sistematico errore di calibrazione nel flusso di energia termica troposferica simulato”;
- “la propagazione dell’errore del CMIP5 attraverso le proiezioni delle temperature globali dell’aria svela l’incertezza nelle proiezioni delle temperature globali dell’aria e dunque, nella loro attendibilità”.
L’analisi che l’autore ha condotto, fornendo “un’estesa discussione del significato degli intervalli di confidenza, dell’incertezza e dell’errore di propagazione”, ha dimostrato che “i modelli generali della circolazione non catturano il comportamento fisico delle nubi terrestri o, più in generale, del ciclo idrologico. Sebbene siano stati condotti altri approcci all’incertezza nelle proiezioni e nelle simulazioni del futuro climatico, nessuno di loro propaga l’errore di calibrazione attraverso fasi di simulazione del modello nel futuro stato climatico previsto. In questi studi, l’impatto della continua evoluzione della simulazione di errore sull’incertezza all’interno dello stato climatico finale previsto non viene valutato. Nella sua valutazione delle previsioni climatiche Smith ha fatto notare: “Anche nella fisica del liceo, impariamo che una risposta senza margini di errori non è una risposta”. L’errore di calibrazione del forcing delle nubi ad onda lunga (longwave cloud forcing, LWCF, ndr) è di circa 114 volte più grande dell’aumento medio annuale del forcing dei gas serra. Questo fatto da solo rende qualsiasi possibile effetto globale delle emissioni antropogeniche di CO? invisibile ai presenti modelli climatici. All’attuale livello di teoria, un segnale di riscaldamento globale antropico, se esiste, non emergerà mai dal rumore climatico, indipendentemente dalla durata delle registrazioni osservazionali perché l’ampiezza dell’incertezza aumenterà necessariamente in maniera molto più veloce rispetto a qualsiasi tendenza prevista per la temperatura dell’aria. Qualsiasi impatto dei gas serra sarà sempre perso all’interno dell’intervallo di incertezza. Anche gli avanzati modelli climatici mostrano una scarsa risoluzione di energia e incertezze di proiezione molto alte. L’inevitabile conclusione è che un segnale di temperatura dalle emissioni antropogeniche di CO? (se esiste) non può essere stato, né può attualmente essere evidenziato negli osservabili climatici”.