“Anche in Trentino stiamo assistendo ad un incremento, oltre che della frequenza, anche dell’intensità dei fenomeni estremi. La gestione di tali fenomeni deve essere necessariamente flessibile e basata sull’integrazione delle misure di prevenzione, di protezione e di protezione civile“, ha detto Stefano Fait, del Servizio Prevenzione rischi della Provincia autonoma di Trento, nel corso del suo intervento alla sessione di Trentino Clima 2019 dedicata ai “servizi climatici” per la riduzione dei rischi da eventi estremi. Per questo motivo, il Trentino, così come l’Alto Adige (entrambi hanno competenze primarie nella gestione dei rischi naturali e in materia di Protezione civile) si sono dotati di specifiche Carte che classificano il territorio secondo una scala di pericolosità che indica i rischi e quindi la priorità degli interventi e delle opere di prevenzione.
“Vogliamo aiutare i Comuni ed i cittadini a vivere il territorio in maniera consapevole e corretta”, ha spiegato Fait. Del tutto simile l’approccio nella vicina provincia di Bolzano: “I problemi maggiori – ha spiegato Willigis Gallmetzer, dell’Agenzia di Protezione civile della Provincia autonoma di Bolzano – li abbiamo nelle aree urbanizzate, ed anche noi stiamo ultimando la mappatura delle aree di pericolo – l’intera zona industriale di Bressanone, ad esempio, è in zona di ‘pericolo inondazione’ – e ci siamo dotati di Piani di gestione delle aree fluviali e bacini montani, periodicamente aggiornati”. Continuo, ha aggiunto Gallmetzer, è anche il monitoraggio meteo, dei corsi d’acqua, delle falde, del ghiacciai e dei laghi: “Abbiamo inoltre sviluppato un browser di protezione civile, definito mappe di intervento per i Vigili del fuoco e sviluppato un programma d’intervento, per formare Comuni, tecnici e cittadini, sull’edilizia compatibile al fine di limitare i danni provocati da eventi estremi nelle aree abitate“. Gallmetzer ha parlato anche della necessità di un approccio integrato: “Solo così possiamo aumentare la resilienza di tutti gli attori del territorio; Enti, cittadini, volontariato, mondo della ricerca devono fare tutti rete per affrontare queste sfide“.