Nicola Scafetta, professore di climatologia all’università di Napoli, è uno dei firmatari della petizione di un gruppo di 145 scienziati italiani che sostiene che “non c’è un’emergenza climatica”. Ai microfoni di MeteoWeb, Scafetta ha fornito un’analisi della questione clima, partendo dai toni allarmistici che vengono spesso utilizzati in materia fino agli effetti che il riscaldamento globale potrebbe avere sul meteo della Terra e alla validità delle previsioni per il futuro.
Su Greta Thunberg e il movimento ambientalista da lei ispirato, il Prof. Scafetta ha una precisazione importante da fare: “Personalmente ritengo positivo sensibilizzare la popolazione contro l’inquinamento. Il problema però è che cambiamenti climatici ed inquinamento sono cose diverse e le tematiche non vanno confuse. Credo che sia importante che coloro che hanno responsabilità politiche facciano uno sforzo per capire in fondo le argomentazioni scientifiche riguardo i cambiamenti climatici ascoltando le varie opinioni scientifiche. Al contrario, non posso che disapprovare qualsiasi iniziativa avente come scopo proprio il prevenire tale riflessione critica”.
L’esperto ha poi spiegato qual è la situazione attuale del clima della Terra: “Direi che la situazione attuale del clima della Terra è piuttosto buona. Circa 150 anni fa siamo usciti da un lungo periodo freddo conosciuto come la Piccola Era Glaciale e siamo ritornati ad un periodo caldo compatibile probabilmente con quello del Medioevo. Storicamente le società umane si sono generalmente sviluppate soprattutto durante i periodi caldi, non durante quelli freddi quando sono state spesso decimate da carestie ed epidemie. Si deve precisare che l’“emergenza climatica” riguarderebbe catastrofi ipotetiche previste solo dai suddetti modelli climatici ma, come detto, questi hanno grossi limiti e non riproducono la vera variabilità climatica della Terra”.
I catastrofisti del cambiamento climatico parlano spesso di “negazionisti” quando si riferiscono ad esperti o anche persone comuni che negano il contributo antropico al riscaldamento globale ma Scafetta non si sente un “negazionista” e spiega perché: “Queste sono strategie finalizzate a prevenire ogni discussione e dibattito sereno insinuando che certe persone non avrebbero diritto di parola. Personalmente posso dire che io non nego proprio nulla. Non nego il riscaldamento globale osservato dal 1850, non nego che l’uomo possa esserne in parte responsabile, non nego che bisogna ottimizzare le risorse energetiche e non nego che bisogna combattere l’inquinamento ambientale in tutte le sue forme. Quello che osservo è che esiste tuttora una notevole incertezza nelle scienze climatiche e che innumerevoli studi hanno dimostrato una grossa variabilità naturale che i modelli dinamici non sono in grado di riprodurre. Ad esempio, questi modelli non riproducono il periodo caldo medioevale dovuto ad una grande oscillazione millenaria, e le oscillazioni di 60 anni discusse sopra. Di conseguenza questi modelli interpretano tutto il riscaldamento osservato dal 1900 oppure dal 1950 come dovuto all’uomo. Tuttavia, altri modelli climatici, detti empirici e semi-empirici e che l’IPCC ignora nonostante siano pubblicati nella letteratura scientifica, predicono che una buona percentuale del riscaldamento osservato dal 1850 è naturale”.
Clima, le previsioni delle temperature globali a lungo termine non sono attendibili: “Non emerge alcun segnale di riscaldamento globale antropico”
“Aggiungo una figura derivata dai miei studi per spiegare il punto (figura a lato, ndr). La curva nera rappresenta le temperature globali superficiali osservate dal 1980 fino all’agosto del 2019, l’area verde rappresenta i modelli dinamici (CMIP5) usati dall’IPCC mentre l’area gialla rappresenta il modello semi-empirico proposto nei miei studi da circa 10 anni (la versione mostrata risale ad uno studio pubblicato nel 2013) dedotto usando un set di oscillazioni naturali e gli stessi scenari emissivi usati per i modelli CMIP5. La figura mostra che i due modelli divergeranno notevolmente nel prossimo decennio. Tuttavia, è evidente che al momento le temperature siano state più consistenti con l’area gialla (più rassicurate) che con quella verde (più allarmante), nonostante alcuni picchi caldi dovuti al fenomeno naturale del El-Niño come quello occorso tra il 2015 e 2016. Quindi, al momento non ci sono evidenze solide che le temperature abbiano confermato i modelli dinamici che predicono le suddette catastrofi ambientali; il contrario appare vero. Quindi, numerose evidenze empiriche suggeriscono che i modelli dinamici sovrastimino notevolmente il riscaldamento antropico e che, di conseguenza, le loro previsioni catastrofiste per i prossimi decenni non sono realistiche. La mia non è una posizione “negazionista”, ma direi realista e responsabile. Ricordare tali tematiche ed invitare al confronto scientifico su di esse è proprio quello che il metodo scientifico richiede per migliorare le nostre conoscenze del mondo e per fare scelte politiche appropriate”, ha concluso l’esperto.