La preoccupazione per il raggiungimento di gravidanze a termine che comportano la nascita di bambini sani è un obiettivo che ha guidato il lavoro di IVI fin dalla sua nascita, quasi 30 anni fa. In questo senso, recenti scoperte sulle possibilità di gravidanza attraverso l’ottenimento di embrioni normali o le garanzie date dall’applicazione di test genetici preimpianto come PGT-A forniscono risultati promettenti per offrire ai pazienti maggiore sicurezza e fiducia nei processi riproduttivi a cui si sottopongono.
Nell’ambito del 75° Congresso ASRM, tenutosi quest’anno a Philadelphia, IVI ha presentato uno studio intitolato “The rate of true recurrent implantation failure (RIF) is low: results of three successive frozen euploid single embryo transfers (SET)”, condotto dal Dr. Paul Pirtea, Fellow di IVI in New Jersey, che mostra come le donne e le coppie che ottengono 3 embrioni normali grazie al trattamento di fecondazione in vitro abbiano una probabilità del 95% di avere una gravidanza.
“Questi risultati mostrano qualcosa in cui credevamo già anni fa, e cioè che gli embrioni aneuploidi o con alterazioni cromosomiche sono la principale causa dei ricorrenti insuccessi dell’impianto embrionario e, quindi, dell’insuccesso quando si tratta di ottenere una gravidanza a termine. I miglioramenti nei tassi di fecondazione in vitro grazie a test preimpianto come PGT-A consentono di affinare al massimo la selezione embrionaria, riducendo le gravidanze multiple e aumentando al tempo stesso le possibilità di impianto, gravidanza a termine e neonato in buona salute”, commenta il Dott. Juan Antonio García Velasco, direttore di IVI Madrid.
Il PGT-A, alternativa perfetta per ottenere gravidanze praticabili
Un altro degli studi presentati all’ASRM indica l’uso di test genetici preimpianto, come il PGT-A, per identificare con precisione embrioni anormali con minime possibilità di portare a termine una gravidanza.
Il lavoro intitolato “Does preimplantation genetic testing for aneuploidy (PGT-A) harm embryos? No-A multi-center, prospective, blinded, nonselection study evaluating the predictive value of an aneuploid diagnosis and impact of biopsy” e condotto dalla Dottoressa Ashley Tiegs, Fellow di IVI New Jersey, utilizza un campione di 285 trasferimenti di embrioni, tutti analizzati dal test preimpianto PGT-A per il rilevamento dell’aneuploidia. Delle 50 biopsie che sono risultate anormali, nessuno degli embrioni ha portato a una gravidanza a buon fine, a causa di un fallimento dell’impianto o di un aborto dopo il trasferimento.
“A questo si aggiunge il fatto che i tassi di impianto erano equivalenti per gli embrioni sottoposti a biopsia e quelli non sottoposti a biopsia, il che indica che la biopsia embrionale non danneggia gli embrioni né influenza negativamente i loro tassi di impianto, al contrario di quello che si temeva in passato”, spiega la Dottoressa Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma.
Si tratta di uno studio in cieco, che fornisce rigore scientifico a questa indagine. Né i medici che hanno condotto lo studio né le donne sottoposte a fecondazione in vitro conoscevano il risultato del test genetico eseguito sugli embrioni da trasferire. Tutti gli embrioni nel gruppo di studio sono stati sottoposti a biopsia, ma il test non è stato completato fino a quando non è stato ottenuto il risultato clinico di gravidanza, assenza di gravidanza o aborto spontaneo. In questo modo, i risultati clinici e i risultati dei test genetici sono stati svelati allo stesso momento, portando a risultati imparziali.
Questa indagine è in una fase ancora iniziale i cui prossimi passi saranno finalizzati all’analisi di un campione più numeroso di embrioni. Una volta completato, lo studio sarà l’unica ricerca su larga scala sul valore predittivo della diagnosi di aneuploidia finora condotta, che contribuirà a fornire dati approfonditi sul dibattito scientifico in corso sull’affidabilità dei test genetici.
I pazienti devono continuare a fare affidamento su test preimpianto come il PGT-A e avere la sicurezza che, quando un embrione viene etichettato come anormale e non viene quindi trasferito, tale embrione non venga escluso per errore. IL PGT-A offre dati rigorosi e affidabili e consente ai pazienti di risparmiare tempo, denaro e stress emotivo, dando loro la certezza che verranno trasferiti embrioni normali, con un’alta probabilità di dare alla luce un bambino sano”, conclude il Dottor Velasco.
Il PGT-A è uno dei progressi più importanti in tema di fecondazione in vitro, avendo permesso di migliorare i tassi di trasferimento di singoli embrioni (Single Embryo Transfer – SET). Il SET, d’altra parte, ha permesso di ridurre drasticamente i rischi associati a gravidanze e nascite multiple e, di conseguenza, ha permesso di uniformare i pesi alla nascita tra i bambini nati da fecondazione in vitro e quelli concepiti naturalmente.
66 lavori IVI a ASRM: 24 comunicazioni orali, 33 poster e 3 premi di formazione
L’ASRM è il più grande congresso americano di riproduzione assistita e riunisce professionisti di tutto il mondo per discutere, riflettere e dar forma al futuro della medicina riproduttiva.
In questa edizione, IVI ha presentato un totale di 66 lavori, di cui 24 sono stati selezionati per la comunicazione orale (il 9% delle presentazioni orali totali dell’ASRM), 33 sono stati esposti come poster (che rappresentano il 4% di poster dell’ASRM), oltre a 3 premi in formazione, 1 presentazione nella sezione nominati al premio generale del congresso e 1 video.
IVI sta continuando a fare ricerca per mettere a disposizione dei suoi pazienti e della comunità scientifica i più recenti progressi in medicina della riproduzione e le tecniche e i trattamenti più all’avanguardia; il tutto si traduce nei migliori risultati clinici possibili per offrire ai pazienti le migliori possibilità di raggiungimento del loro obiettivo di diventare genitori.