Fiumi italiani sotto assedio: il 41% è in cattivo stato ecologico, un vero e proprio dramma ambientale

Il 41% dei fiumi italiani è ben al di sotto del buono stato ecologico. La presenza di pesticidi vede il 23,9% dei punti delle acque superficiali e l’8,3% di quelle sotterranee con concentrazioni superiori al limite
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Ancora una volta dopo le intense piogge che si abbattono sul nostro territorio, dal Piemonte alla Sicilia, i fiumi esondano, allagano città e campagne, distruggono ponti, causano vittime. Il WWF torna a puntare l’attenzione sul fatto che se da un lato i cambiamenti climatici favoriscono situazioni estreme – piogge intense straordinariamente concentrate in poche ore per poi passare qualche mese dopo a siccità altrettanto estreme – dall’altro si sconta la mancanza di una seria politica di adattamento ai cambiamenti climatici, fatta di prevenzione e tutela ripristino dei servizi ecosistemici. Interventi come il recupero di aree di esondazione, il ripristino delle fasce riparie, la manutenzione del territorio, i sistemi di drenaggio urbano sostenibile farebbero superare l’approccio del nostro paese alla gestione dei fiumi, finora attuato con procedure di emergenza, a compartimenti stagni e al di fuori di una visione di bacino idrografico, l’unica in grado di garantire efficacia alle azioni sul territorio.

I fiumi danno acqua per agricoltura, attività produttive, consentono di far godere di paesaggi incredibili e di una biodiversità ricchissima, ma con canalizzazioni e sbarramenti, sversamenti di acque inquinate dalle città e dalle campagne (pesticidi), discariche di rifiuti e inserimenti di specie di piante e animali alieni li abbiamo resi vulnerabili, pericolosi e poveri di natura. Per non parlare della plastica che portano a mare: 10 grandi fiumi nel mondo da soli sono responsabili del 90% dell’inquinamento da plastica negli oceani, tra cui  Niger, Fiume Giallo, Mekong. Anche nel bacino semi-chiuso del Mediterraneo fiumi come Nilo, Ebro, Rodano,  Po, i due fiumi turchi Ceyhan e Seyhan sfociano tutti in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate.

I NUMERI DEI FIUMI SOTTO ASSEDIO

Il 41% dei fiumi italiani è ben al di sotto del buono stato ecologico. La presenza di pesticidi vede il 23,9% dei punti delle acque superficiali e l’8,3% di quelle sotterranee con concentrazioni superiori al limite. In prossimità di insediamenti industriali come concerie, produzione di carta e cartone per uso alimentare, abbigliamento tecnico, si registrano elevate presenze di PFAS, sostanze altamente tossiche. Il segnale più preoccupante è dato dalla perdita di biodiversità: il 40% degli habitat e delle specie acquatiche hanno uno stato di conservazione ‘inadeguato’, solo il 29% è favorevole mentre il restante è in cattivo stato o sconosciuto. La specie simbolo, la lontra, sebbene sia aumentata rispetto agli anni 70, passando da 100 a 600-800 esemplari in tutta Italia, è ancora vicina alla ‘casella’ estinzione. 29 specie di pesci di acqua dolce, dallo storione alla trota macrostigma, hanno bisogno di essere tutelate con azioni più rigorose. Molte di esse, tra l’altro sono endemiche delle nostre acque.

I fiumi sono anche vittime del consumo di suolo che alimenta enormemente il fenomeno del dissesto idrogeologico, nonostante i fiumi in buono stato siano proprio gli antidoti migliori per poter ‘adattarsi’ agli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici globali: il 91% dei comuni italiani si trova in aree di alta vulnerabilità mentre la percentuale di suolo consumato in aree a pericolosità idraulica elevata è del 7,3% mentre è del 10,5% nelle aree a pericolosità media.

LA CAMPAGNA #LiberiAmoifiumi

Contro i  mali dei nostri fiumi il WWF sta sviluppando una nuova Campagna  – #LiberiAmoifiumi – per promuovere interventi contro il degrado dei nostri corsi d’acqua,  favorire la loro rivitalizzazione con interventi di riqualificazione e rinaturazione e restituire, ove possibile, ai fiumi la loro libertà.

Un ‘assaggio’ della Campagna sarà  domenica 27 ottobre quando un team di volontari di WWF Young e staff dell’Associazione scenderà in acqua per partecipare alla  Roma Canoe Marathon, il grande evento sportivo organizzato nella Capitale dalla Federazione Italiana Canoa Kayak con la quale l’Associazione ha appena siglato un Protocollo d’Intesa > per coinvolgere i canoisti in azioni di citizen science e sensibilizzazione a difesa di fiumi, coste e rive.

Il WWF è anche tra i patrocinatori dell’evento. Il lancio ufficiale di #LiberiAmoifiumi sarà poi sempre a Roma il prossimo 21 Novembre nel convegno Un Futuro per i nostri Fiumi.

Le proposte del WWF sono semplici: governo delle acque a livello di bacino idrografico, come richiesto dalle direttive europee, promozione di progetti di rinaturazione, come previsto dalla legge (L.133/2014) anche se fino ad ora non si è visto nulla, promozione di un’azione integrata di adattamento ai cambiamenti climatici che va dalla rinaturazione dei fiumi per ridurre gli effetti della troppa acqua (piene) o della sua scarsità (siccità), dalla costituzione di fasce tampone nel reticolo idrografico superficiale per ridurre l’impatto dell’inquinamento diffuso, alla promozione dei sistemi di drenaggio urbano sostenibile nelle città, già molto diffusi in Europa. La campagna Campagna #LiberiAmoifiumi del WWF intende sensibilizzare istituzioni e cittadini a cambiare l’approccio culturale verso i nostri ecosistemi d’acqua dolce attraverso, una più adeguata informazione, azioni di citizen science e attività di formazione diffusa per tecnici e funzionari pubblici.

LIBERARE IL TEVERE: 6 PROPOSTE WWF TRA CUI UN ‘PARCO NATURALE’

Anche il fiume che attraversa la capitale, protagonista della giornata di domenica prossima con la Roma Canoe Marathon e il Tevere Day, ha bisogno di essere liberato dalla frammentazione, che impedisce le connessioni ecologiche tra mare, basso corso e alto corso del fiume, ma anche la continuità della sua fruizione. Va liberato dai rifiuti, a partire dalla plastica,  e dall’inquinamento: lo stato ecologico del Tevere tra Castel Giubileo e Porto di Ripetta  varia tra il sufficiente e lo scadente, per peggiorare a valle, dove la maggior parte degli affluenti presenta uno stato ecologico scadente o pessimo. La Direttiva Europea sulle Acque chiedeva il raggiungimento dello stato di qualità buono entro il 2015; con il Tevere siamo molto in ritardo. Vanno liberate anche le sue potenzialità ecologiche: laddove attraversa aree urbanizzate – ha serbato habitat di altissima qualità ed elevata biodiversità; con interventi mirati di protezione e rinaturalizzazione questi habitat possono essere incrementati offrendo ai cittadini esperienze di contatto con la natura a pochi passi da casa. Il Tevere ha tutte le caratteristiche per divenire un parco naturale di grande attrattività.

Va liberata la fruibilità delle sue sponde e delle sue acque:  le due rive  devono avere la medesima dignità, e divenire uno spazio pubblico di alta qualità ambientale che ospita e riunisce la comunità metropolitana. Infine va liberata la cultura del Tevere e il suo rapporto con la città. L’iniziativa del Museo del Tevere, ad esempio, rappresenta una iniziativa importantissima in questa direzione, cui affiancare la istituzione del Parco del Tevere inteso come strumento per gestire un patrimonio ineguagliabile della città, radicato nella sua storia e nel suo futuro.

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