Mentre Luca Parmitano nello Spazio due giorni fa ha assistito per la prima volta a una partita di Rugby fuori dal pianeta, tifando per l’Italia che poi è stata sonoramente sconfitta dal Sudafrica, stasera altri due grandi astronauti italiani che al momento sono con i piedi… per terra, assisteranno al Derby d’Italia Inter-Juventus in programma alle 20:45 a San Siro. Parmitano, infatti, nel calcio tifa solo per il suo Catania (oggi impegnato nella partita contro la Ternana nel campionato di Serie C), ma è un grande appassionato di Rugby. Paolo Nespoli, invece, è un interista sfegatato mentre Umberto Guidoni è un tifoso juventino. La Gazzetta dello Sport li ha intervistati per una “sfida spaziale” in vista del big match di serie A di stasera.
Nespoli, milanese doc, ha portato la maglia del Triplete nello Spazio: numero 10 e il suo nome sulle spalle, mentre volteggiava in assenza di gravità. Nespoli ha raccontato nell’intervista di oggi quel gesto: “Di solito gli astronauti americani portano le maglie di football, basket, baseball: si fa la foto, poi quando si torna sulla Terra la maglia viene impacchettata e data alla squadra. Io ho pensato di fare lo stesso con l’Inter. La Nasa queste foto normalmente non le pubblica per ragioni commerciali. Con me ha fatto un errore. Avevo la maglia dell’Inter mentre il comandante metteva lo stemma della missione, mi ha detto “rimani così” e immaginavo che la foto sarebbe rimasta segreta. Però la Nasa non conosceva l’Inter… e quindi ha reso tutto pubblico. Era la maglia del post Triplete. Quando mi chiedono del mio tifo per l’Inter dico sempre che quella foto mi ha fatto diventare un dio per il 3% della popolazione e un diavolo per tutti gli altri…“.
Nespoli si dice un grande estimatore di Facchetti, Mazzola, Corso. E poi Oriali, Zenga, Bergomi, Ronaldo. “Ora però vedo che potrebbe succedere qualcosa di grande di nuovo“.
L’astronauta milanese paragona gli allenatori di calcio ai comandanti delle missioni spaziali: “La responsabilità delle missioni non è nelle mani negli astronauti. Tutto ruota attorno al direttore di volo, l’equivalente dell’allenatore di calcio. Da terra dà le istruzioni per le missioni, che poi devono essere messe in pratica. Come nel calcio: certo, c’è chi segna, però un tecnico che sa guidare i suoi uomini è fondamentale. Non conosco Conte, ma uno così serve eccome. Non si potrebbe fare un esperimento se non ci fosse un lavoro complesso dietro. Lo stadio non è un ambiente isolato come lo spazio ma l’adrenalina è tale e quale. Certo, se sbagli un rigore non muori fisicamente ma l’errore ha un impatto incredibile sulla tua vita e su quella di tanti altri. Nello spazio hai la responsabilità per la vita tua e di chi hai attorno e per il risultato di chi ha lavorato tanto sulla missione“.
Infine Nespoli si lancia nel futuro: “Oggi si pensano le missioni sulla Luna e mi piacerebbe esserne coinvolto. Ma se penso all’assenza di gravità e alla capacità di vedere la terra da lassù, dico che sono stato proprio tanto fortunato e sarebbe stupido rimpiangerle“.
Umberto Guidoni, invece, tifa Juventus. E il 20 febbraio 1996 mentre partiva per lo Spazio sullo Shuttle Columbia portava con se’ un gagliardetto autofrafato da tutti i calciatori e dirigenti bianconeri, portando molta fortuna alla sua squadra del cuore che dopo tre mesi avrebbe vinto la Champions League per l’ultima volta (fino ad oggi). “Mi proposero di portarlo, ne fui felice: era assieme a un disegno di mio figlio, un ciondolo di mia moglie e altre cose molto care. Ricordo le firme e la consegna al Coni prima della partenza: conobbi il grande Zoff e Roberto Bettega. Quando tornai a Terra, lo restituii proprio a Bettega a Villar Perosa. Mi immaginavo di restituirlo dopo l’eventuale finale di Champions e invece lo consegnai subito: per come è finita, posso dire di aver portato bene…“. Adesso la Champions League alla Juventus manca da 24 anni, ma “il nostro mestiere ci insegna ad essere pazienti ed è quello che serve alla Juve. Diventi astronauta in età matura, devi saper aspettare e quando completi l’addestramento attendi ancora altri anni. Non sai quando sarà il tuo momento, ma devi essere sempre pronto. Anche la Juve si sta preparando alla grande: prima o poi coglierà l’attimo“.
Guidoni racconta com’è nata la sua passione bianconera: “Da bambini si teneva per la squadra che vinceva scudetti: ieri come oggi, è sempre la Juve. Poi non scorderò mai il blocco del Mundial 1982. E in più la famiglia di mia moglie è bianconera accanita: la zia Wanda era presidente dello Juve Club di Buttigliera Alta, nel torinese“.
Sull’ipotesi di giocare a calcio nello Spazio, Guidoni è perentorio: “No, anche se sarebbe molto divertente. In orbita, comunque, l’attività fisica è obbligatoria: è un modo per ridurre gli effetti negativi dell’assenza di peso perché i muscoli tendono ad atrofizzarsi. e le ossa a indebolirsi. Sullo Shuttle c’era solo una cyclette a cui dovevi rimanere legato per non “volare” via…”.
Poi il confronto tra astronauti e calciatori: “Andiamo anche noi in ritiro, una settimana prima: scarichiamo la tensione e rileggiamo i nostri appunti. Siamo molto simili: anche gli atleti vanno in “missione” quando fischia l’arbitro“.
E quello tra Cristiano Ronaldo e gli alieni: “Amo la fantascienza: la prossima generazione di astronauti, su Marte, forse potrebbe coronare il sogno di trovare altre forme di vita. Intanto, sportivamente, so che un “marziano” è a Torino: a vederlo, per come si atteggia e “addestra”, sembra davvero di un altro pianeta“.
Infine, il consiglio alla squadra per stasera: “nervi saldi se qualcosa va storto. Ma Sarri, come gli astronauti, è addestrato all’imprevisto“.