Tra maltempo e sciopero dei treni, ecco servito un bel venerdì all’italiana
Tra scuole chiuse e treni che non passano andare a lavoro potrebbe diventare un’impresa titanica, con i rischi idrogeologici che mettono pure a repentaglio la nostra vita
C’è il maltempo, e non possiamo farci nulla. C’è rischio idrogeologico, e li potremmo fare molto, ma l’unica cosa che ci viene in mente di fare è quella di chiudere le scuole. C’è lo sciopero, e di quello se ne potrebbe discutere per giorni. Fatto sta che questi tre ingredienti, oggi, stanno bloccando un’intera nazione, una di quelle che si fregia di essere tra i cosiddetti paesi sviluppati, nonostante di sviluppato si noti ben poco, tra mancanza di sicurezza, carenza di mezzi pubblici e incapacità di garantire servizi minimi in giornate come questo uggioso venerdì.
Lo sciopero, certo, è stato come un carico da undici in una settimana già segnata dal forte maltempo. Le motivazioni, spiegate in un comunicato dai sindacati, sono molteplici: «Aumentare i salari e le pensioni, cancellare il Jobs Act e garantire lavoro stabile a tutti, ridurre l’orario di lavoro e i carichi di lavoro a parità di salario per rilanciare l’occupazione, cancellare la Fornero ed andare in pensione con 60 anni di anzianità o 35 di contributi». In generale, la protesta ha lo scopo di demonizzare «il pubblico in favore dei presunti slanci di efficienza del privato». Motivazioni importanti, dunque, e di fronte alle quali non resta che alzare le mani.
Alzare le mani, appunto, ma oggi volenti o nolenti milioni di italiani sono stati costretti anche ad incrociare le braccia: tra scuole chiuse e treni che non passano, andare a lavoro potrebbe diventare un’impresa titanica, con il rischio che i pericoli idrogeologici ormai arcinoti mettano pure a repentaglio la nostra vita.
Dunque, il nostro ridente Paese sviluppato, oggi si ferma. Con buona pace di chi chiede diritti sul lavoro, ma si dimentica di pretendere sicurezza durante il percorso per arrivare in ufficio.