Oggi è possibile manipolare il sistema immunitario per renderlo più forte nel riconoscere e aggredire il tumore. Le cellule T del paziente (linfociti T che agiscono contro la malattia) possono essere prelevate dal sangue periferico o dal tumore, cresciute in grandi quantità in laboratorio e restituite al paziente dopo averle “rinvigorite” (TIL Therapy, Tumor Infiltrating Lymphocyte), o “ingegnerizzate” in modo da riconoscere il bersaglio da eliminare (CAR-T Therapy, Chimeric Antigen Receptor T-cell). Due strategie che rientrano nella terapia cellulare, in particolare nella cosiddetta “immunoterapia adottiva”, la frontiera più avanzata nella lotta contro il cancro, oggi applicata nei tumori del sangue e che, nei prossimi anni, sarà estesa a neoplasie solide come il melanoma, il tumore della mammella, dell’ovaio e il glioblastoma.
Ecco l’approccio che sarà al centro del dibattito del XVII Congresso internazionale NIBIT (Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori), in programma a Verona dall’11 al 13 ottobre.
NIBIT nacque 15 anni fa su impulso di Giorgio Parmiani, uno dei padri fondatori della immunoterapia del cancro, e per volontà di un piccolo gruppo di medici e ricercatori interessati a generare una rete cooperativa che coordinasse l’attività dei diversi gruppi italiani che si occupano della bioterapia e dell’immunoterapia del cancro. “Oggi NIBIT è una delle poche realtà italiane che coniuga, in perfetto equilibrio, clinica e ricerca – spiega Mario Paolo Colombo, Presidente NIBIT e Direttore dell’Unità di Immunologia Molecolare all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, IRCCS -. Raccoglie scienziati in tutto il territorio nazionale, promuovendo attività che spaziano dallo sviluppo di interazioni scientifiche, professionali e operative tra esperti dei vari settori coinvolti nella bioterapia del cancro, alla formazione di nuovi specialisti fino all’informazione dei cittadini. Al convegno di Verona saranno oltre 200 i partecipanti, la maggior parte under 35, a testimonianza della forte anima formativa della associazione. Un’attenzione particolare sarà rivolta all’immunoterapia, non solo con anticorpi monoclonali, ma anche con linfociti ingegnerizzati, capaci di colpire singole cellule neoplastiche. Saranno presentate le ricerche all’avanguardia nel potenziare la risposta immunitaria contro neoplasie ematologiche e tumori oggi poco sensibili, come l’adenocarcinoma del pancreas, della mammella e della prostata”.
Nel 2019, in Italia, sono stimati 371mila nuovi casi di cancro e complessivamente, ogni anno, circa 28mila cittadini sono colpiti da neoplasie del sangue. “La medicina di precisione trova nella terapia cellulare la sua espressione più completa – afferma Pier Francesco Ferrucci, Presidente eletto NIBIT e Direttore Unità di Bioterapia dei Tumori, Istituto Europeo di Oncologia di Milano, IRCCS -. Quest’ultima costituisce il campo di applicazione della personalizzazione delle cure, il braccio armato della ricerca traslazionale e può fungere da integrazione e supporto ad altre terapie, favorendo la reazione dell’organismo nei confronti del tumore, in pratica, utilizzando le stesse cellule del sistema immunitario del paziente. Pochi sono i Centri che utilizzano i TIL, ma sono in aumento gli studi clinici in corso nel mondo con terapie cellulari CAR-T (circa 190), di cui una dozzina in Europa. La maggior parte è riferita alla cura di linfomi o delle leucemie, circa 60 sono indirizzati al trattamento dei tumori solidi. In generale, queste procedure sono complesse e richiedono competenze specifiche, ma sono potenzialmente molto efficaci e applicabili a vari tipi di neoplasie”.
A Verona sarà presente anche James Patrick Allison, Premio Nobel 2018 per la Medicina proprio per i suoi studi che hanno permesso di identificare i famosi immuno checkpoints che regolano la risposta immunitaria, aprendo la strada all’immuno-oncologia nella lotta contro il cancro.
“Il vantaggio di questo tipo di immunoterapia è costituito dalla sua efficacia ‘trasversale’, in diverse patologie, indipendentemente dalle caratteristiche del paziente – sottolinea Vincenzo Russo, Consigliere NIBIT e Direttore Unità di Immuno-bioterapia del Melanoma e dei Tumori Solidi al DIBIT, Ospedale San Raffaele di Milano, IRCCS -. In prospettiva, le terapie cellulari saranno utilizzate in combinazione con la chemioterapia, con le terapie a target molecolare e con l’immunoterapia ‘tradizionale’, rappresentata dagli inibitori di checkpoint immunitario. Questi ultimi infatti, permettono di rompere il sistema che il tumore utilizza per ‘nascondersi’, sbloccando il freno del sistema immunitario. L’intervento successivo delle terapie cellulari permette di svolgere un’azione estremamente mirata su caratteristiche specifiche delle cellule tumorali”.
Al congresso veronese verrà anche presenta la neonata ENCI (European Network for Cancer Immunotherapy), di cui NIBIT è socio fondatore. “La globalizzazione della ricerca scientifica ha spinto NIBIT a cercare maggiori interazioni con gli attori internazionali ed è stata promotrice di ENCI, che ora comprende la società tedesca CIMT e la francese EATI, ma già altre realtà europee bussano alla porta per essere ammesse al network – conclude Matteo Bellone, Segretario/Tesoriere NIBIT e Direttore Unità di Immunologia Cellulare al DIBIT, Ospedale San Raffaele di Milano, IRCCS -. Grazie al coinvolgimento in ENCI, NIBIT parteciperà all’organizzazione scientifica del convegno mondiale d’immunoterapia del cancro (CICON), che si terrà a New York nel 2020, permettendoci quindi di mettere in risalto le migliori scoperte italiane. NIBIT ha anche convinto i colleghi di ENCI e le società americane organizzatrici (American Association for Cancer Research e Cancer Research Institute) a scegliere Milano come sede per il meeting mondiale del 2021. Tra due anni, NIBIT e l’Italia saranno al centro della ricerca clinica e di laboratorio nell’ambito dell’immunologia e immunoterapia dei tumori, attirando nel capoluogo lombardo quasi duemila esperti del settore”.