“Mi dispiace mamma. Il mio viaggio all’estero non è andato bene. Ti amo così tanto! Sto morendo perché non posso respirare“. E’ questo l’ultimo messaggio, straziante e duro come un macigno, inviato dal tir dell’orrore, quello ritrovato un paio di giorni fa in Gran Bretagna con 39 cadaveri nel container. Sono asiatiche le vittime del viaggio della speranza finito nel peggiore dei modi per loro, per le loro famiglie e per tutti noi che restiamo e assistiamo, ogni giorno di più, alla disumanità degli esseri umani.
Il tir, sbarcato martedì sera nel sud dell’Inghilterra dal Belgio, è stato il lurido, freddo e buio posto in cui 39 anime hanno vissuto le ultime ore, forse le più terribili, della loro vita. Sono morti tutti in silenzio, ma qualcuno è riuscito a inviare dei messaggi, tremendi, strazianti, ma utili a far aprire gli occhi a chi ha abbastanza dignità per comprendere che quello dell’immigrazione clandestina è un problema serio, un problema in cui i criminali ci sono, ma non sono i clandestini.
Il messaggio che sta facendo il giro del mondo era stato inviato ai genitori, in Vietnam, da una ragazza di 26 anni. Lei era lì, in quel container frigorifero, stipata in quella gelida bara da trafficanti di esseri umani che sulla disperazione hanno fondato la loro fortuna.
Per ora le persone arrestate sono quattro: l’autista irlandese, Mo Robinson; due basisti del traffico, un uomo e una donna di 38 anni, inglesi; un 48enne irlandese bloccato mentre cercava di imbarcarsi su un volo all’aeroporto di Stansted. I cadaveri sono tutti di origine asiatica, ma senza documenti è pressoché impossibile identificarli. Ma Pham Thi Trà My, prima di morire, è stata ‘fortunata’: è riuscita ad accendere il telefono e a scrivere ai suoi genitori. Erano le 22 di martedì scorso e sapeva che stava per morire. Dice addio alla madre e quasi si scusa: non respira ed è senz’aria e senza luce.