Psoriasi e dermatite atopica sono le patologie infiammatorie cutanee più diffuse, riguardano rispettivamente il 3% e l’8% della popolazione adulta in Italia (per la psoriasi 180mila pazienti solo in Campania) ed incidono significativamente sulla qualità della vita rendendo difficili i rapporti sociali e lavorativi per chi ne è affetto. Nuove evidenze scientifiche hanno inoltre sottolineato lo stretto legame tra questi disturbi e l’insorgenza, contemporanea o successiva, di altre severe patologie. Su questi temi e sulle più importanti innovazioni in materia di ricerca e terapia dermatologica oltre che di gestione del paziente, si svolge oggi e domani a Napoli il congresso “Il nuovo volto della dermatologia 3.0”. Presso il Centro Congressi della Stazione Marittima, la due giorni presieduta dalla Prof. Gabriella Fabbrocini (direttore della Clinica di Dermatologia dell’Università Federico II) e dal prof. Mario Delfino (Ordinario di Dermatologia dell’Università Federico II) si avvarrà della partecipazione di ospiti di prestigio del mondo della ricerca e universitario, tra cui il rettore della Federico II Gaetano Manfredi e il presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II prof. Luigi Califano.
Un Ruolo centrale quello della Clinica dermatologica dell’Università Federico II, perno attorno al quale convergono ricerca scientifica e applicazione delle terapie biotecnologiche. Ma anche innovazione in management diagnostico e terapeutico. “In Campania – spiega il prof. Delfino – il gap tra il numero di pazienti dermatologici e quello degli specialisti è molto ampio. Una realtà che impone una riprogrammazione dei criteri di gestione del paziente anche in un’ottica di rispetto della griglia Lea. Motivo per il quale la Dermatologia della Federico II e la Regione Campania sono in stretta collaborazione per una gestione hub e spoke del paziente sul territorio, per coniugare appropriatezza delle cure e contenimento dei costi. In questo – conclude Delfino – un grande supporto è dato dalla telemedicina: poter condividere dati e immagini in tempo reale ci aiuta ad indirizzare correttamente i pazienti verso i centri di primo e secondo livello, dando loro una soddisfacente risposta di salute”.