Per la tutela e la conservazione del patrimonio archeologico sommerso rinvenuto a Reggio Calabria, nello specchio di mare antistante la via marina, a poco più di due mesi dall’attività di ricerca, il MIBACT stanzia la somma di € 100.000,00 dei quali 50.000,00 da parte del Segretariato Regionale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per la Calabria, diretto da Salvatore Patamia, e 50.000,00 da parte della Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Direttore Generale Federica Galloni, e dal Servizio II diretto da Elena Calandra.
Il finanziamento è diretto, tra l’altro, ad una definizione e delimitazione più puntuale dell’area archeologica sommersa attraverso attività di rilevamento strumentale, prelievo di campioni per le analisi delle essenze lignee e delle fibre vegetali, redazione delle schede dei reperti archeologici sommersi e ove necessario, all’eventuale recupero dei reperti mobili. La prima attività di ricognizione, svoltasi lo scorso agosto dal 5 al 9, nel tratto di mare compreso tra il monumento a Vittorio Emanuele II e il Lido Comunale, ha consentito la delimitazione dell’area archeologica sommersa, segnalata nel 2017, costituita da numerosi resti di contenitori da trasporto e porzioni di fasciame pertinenti ad uno o più relitti di epoca antica. Questa prima attività, documentata in ogni singola fase, si è conclusa con la messa in sicurezza delle porzioni di fasciame affioranti, procedendo con una copertura delle stesse con geo-tessuto ed assicurandole, tutte intorno, da sacchi di sabbia. Su richiesta del Segretariato Regionale MiBACT per la Calabria, inoltre, la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera il 16 agosto ha emanato un’ordinanza interdittiva a qualsiasi attività che possa arrecare danno al sito archeologico sommerso.
In occasione di queste attività, mirate alla salvaguardia e tutela del patrimonio archeologico sommerso, si è notata in superficie, all’interno dell’area interdetta, la presenza di un dispositivo di segnalazione non autorizzato, vincolato al fondale marino da una cima di 40 m ca. fissata a due sacchi in polietilene di colore bianco. Si è verificato, inoltre, come sullo stesso fondale si diramassero alcune cime che, dai sacchi, conducevano verso i reperti archeologici costituendo, di fatto, un vero e proprio percorso subacqueo. Ritenendo che questo dispositivo di segnalazione sia stato posizionato per meglio individuare i reperti archeologici sommersi, e che quindi sul sito possano essere compiute attività illecite, il team del Nucleo dei Carabinieri subacquei di Messina intervenuto nell’occasione e coordinato dal Mar.Ca. Raffaele Di Pietro, di concerto con i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, al Comando del Capitano Bartolo Taglietti e con il supporto della compagnia dei Carabinieri di Reggio Calabria, hanno provveduto a porre sotto sequestro i materiali.