Le liste di attesa sono “un male comune in tutto il territorio nazionale“, il Sud che “arranca su screening oncologici e consumo di farmaci equivalenti“, ancora quattro le Regioni “che non hanno adottato il Piano cronicità” e le coperture vaccinali “che restano insufficienti, non solo al Sud“. Questa la fotografia del federalismo sanitario che emerge dal VII Osservatorio civico presentato a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
“L’urgenza di combattere le disuguaglianze è ormai al centro del dibattito pubblico. Con l’eliminazione del superticket, prevista per il 2020, si compie un primo importante passo – ha affermato Anna Lisa Mandorino, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva – Occorre però far fronte alle disparità nell’esigibilità dei Livelli essenziali di assistenza con cui i cittadini devono fare i conti: per questo chiediamo, tra le altre cose, che si dia piena attuazione al Piano nazionale di governo delle liste di attesa, attraverso un monitoraggio della sua applicazione, e che le organizzazioni civiche siano coinvolte nel Piano nazionale cronicità“.
“Allo stesso tempo – prosegue Mandorino – chiediamo che i cittadini e le organizzazioni di cittadini e pazienti siano coinvolti in un percorso di partecipazione sulle proposte di autonomia differenziata. Per mitigare i possibili effetti perversi dell’autonomia andrebbe approvata la proposta di riforma costituzionale, lanciata da Cittadinanzattiva con la campagna #diffondilasalute, che intende integrare l’articolo117 nella parte relativa alle materie di legislazione concorrente, per rafforzare e restituire centralità alla tutela del diritto alla salute del singolo cittadino“.
Sull’aspettativa di vita, garanzia dei servizi e spesa sanitaria – secondo il report – le regioni meridionali si collocano al di sotto della media nazionale (82,7 anni) rispetto alla speranza di vita alla nascita con 81,9 anni, mentre il settentrione si attesta sugli 83,2. Le regioni che mostrano una speranza di vita alla nascita più lunga sono il Trentino Alto Adige con 83,8 anni e il Veneto con 83,4 anni. Le regioni peggiori sono la Campania (81,1) e la Sicilia (81,6). Queste differenze emergono in modo più marcato se consideriamo la speranza di vita in buona salute. I cittadini nati in Calabria nel 2017 hanno una aspettativa di vita in buona salute di 9 anni e 1 mese inferiore a quelli nati in Emilia-Romagna e rispetto al Trentino Alto Adige addirittura di 15 anni inferiore.
Per quanto riguarda l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), sulla base dei nuovi indicatori che sostituiranno la griglia Lea a partire dal primo gennaio 2020, sono nove le Regioni che li garantiscono: Piemonte, Lombardia, P.A. di Trento, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche. “La nostra spesa sanitaria pro capite, fissata a 2.551 euro (dati 2017), mostra che spendiamo meno della media europea – riporta il documento – oltre che di Germania, Olanda, Francia, Regno Unito e, quest’anno, anche di Malta. Nel 2017 (ultimo esercizio per il quale si dispone un quadro completo di fonte Istat) la spesa totale era pari a 154,5 miliardi di cui 117,2 pubblica e 37,3 privata. La quota di spesa a carico delle famiglie è stimata di peso superiore a quello della Germania, in linea con quella rilevata in Francia, inferiore al livello raggiunto in Spagna e Portogallo“.
Un focus del report è sulle coperture vaccinali. “La Sicilia è indietro sulla copertura del morbillo; Sardegna, Valle D’Aosta e P.A. di Bolzano su antinfluenzale. E l’Anagrafe informatizzata è ancora a macchia di leopardo – evidenzia il rapporto – Su 16 Regioni analizzate, emerge che tutte sono dotate di un’Anagrafe informatizzata per i vaccini in età pediatrica, ma solo in poco più della metà dei casi copre l’intero territorio regionale. Nel 34% dei casi manca invece un’anagrafe informatizzata per le fasce di età adulto/anziano. E solo nel 14% dei casi i medici di medicina generale vi hanno accesso“.
“Sebbene si siano registrati incrementi generalizzati nelle percentuali di bambini che sono stati sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie, l’immunità di gregge, con percentuali superiori al 95%, è stata raggiunta soltanto da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana ed Umbria. Tutte le altre sono al di sotto di tale percentuale, con punte negative nel Friuli Venezia Giulia (90,2%) e provincia autonoma di Bolzano (84,7%)“, evidenzia Cittadinanzattiva.
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