Sicurezza informatica: quando l’interconnettività diventa motivo di preoccupazione

Ormai ogni persona utilizza oggetti interconnessi tra loro ma siamo realmente coscienti di quali aspetti si nascondono dall’altro lato della medaglia?
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Come John Travolta diamo vita ai nostri sabati sera, amalgamandoli con la quotidianità fatta di impegni e doveri, così arrivati a casa la sera con ancora una scarpa ai piedi, prima di dimenticarcene, puntiamo per l’indomani la sveglia radiocontrollata che abbiamo sul nostro comodino. Lo facciamo affidandoci alla precisione e alla diligenza della nostra radiosveglia e ci addormentiamo tranquilli, senza il pensiero di non essere pronti l’indomani mattina per il nostro importante impegno.

Focalizziamoci ora sulla tecnologica che si cela dietro ad un oggetto tanto comune quanto pratico qual è la radiosveglia.

Una radiosveglia riceve segnali radio: questi vengono emessi dalle stazioni radio preposte che sono dislocate in varie parti nel mondo. Con essi, la nostra piccola aiutante riesce a regolarsi autonomamente l’orario ed il datario, incluso il cambio tra ora solare e legale. Niente di più efficiente insomma.

Tuttavia, per comprendere a 360 gradi in cosa andiamo incontro acquistando tale apparecchio, dobbiamo analizzare cosa si intende per segnale radio.  Innanzitutto è bene specificare che un segnale radio è un’informazione che viaggia nell’etere, cioè nell’aria, propagandosi attraverso onde elettromagnetiche. Nel caso della nostra radiosveglia, stiamo parlando di segnali ad onde lunghe modulati in ASK (ampiezza) che corrono a ridosso della superficie.

Come mostrato in figura, il segnale rimbalzando qua e là, riesce a raggiungere l’antenna del nostro ricevitore. Questo tipo di trasmissione dell’informazione  ha però un grosso svantaggio: la potenza del segnale si affievolisce sino a spegnersi man mano che la distanza percorsa dallo stesso aumenta. Questo accade a causa degli ostacoli e delle interferenze incontrate sul proprio percorso. Proprio per tale motivo le nostre radiosveglie si mettono in ascolto di notte, dove la vita per il segnale radio è più facile grazie ai minori apparecchi accesi e quindi alle minori interferenze.

Le stazioni radio preposte per la trasmissione del segnale orario standard sono Giappone, Usa e Germania, come si evince nell’immagine. Va da se, che ogni radio sveglia che acquistiamo in Europa si sincronizzerà attraverso il segnale trasmesso dall’emittente tedesca con sede a Francoforte , per la precisione a Mainflingen. Il segnale in questione è il seguente:

DCF77  (D=Deutschland (Germania), C=segnale ad onde lunghe, F=Francoforte, 77=Frequenza di 77,5 kHz)

Tale segnale è ampiamente documentato in rete: le informazioni necessarie per sincronizzare la nostra radio sveglia, quali data e ora sono così composte su un telegramma formato da 59 bit (0..58) inviato su un segnale ad onde lunghe modulato in ampiezza ASK a 77 khz.

Come accennato precedentemente, il telegramma viene trasmesso dall’antenna emittente di Francoforte sino al nostro apparecchio che una volta ricevuta l’informazione attraverso la propria antenna, lo scompone e ne utilizza i dati ricavati dalla decodifica eseguita.

Arrivati a questo punto, è possibile affermare di conoscere sommariamente le funzioni di una sveglia radiocontrollata.

Come visto dalla decodifica riportata in tabella, non vi è nessuna informazione nel telegramma che identifichi l’identità dell’antenna trasmessa di Francoforte. Il motivo è semplice, perché il dialogo è unidirezionale: pertanto se la nostra radiosveglia ricevesse un segnale formattato uguale per contenuto e per forma a quello dell’emittente tedesca, non se ne accorgerebbe.

Fatta questa premessa, immaginiamo adesso un possibile scenario: se la nostra radiosveglia invece che ricevere il segnale dall’emittente tedesca, lo ricevesse dall’apparecchio costruito di qualche malintenzionato cosa potrebbe accadere?

Il malintenzionato potrebbe compilare il telegramma con orario anticipato o posticipato , con date errate, disattivando l’informazione per il cambio dell’ora legale, e voi semplicemente ve ne accorgereste una volta svegli magari ormai in ritardo per il vostro appuntamento.

Quando l’interconnettività diventa motivo di preoccupazione?

Si potrebbe pensare che costruire circuiti in grado di trasmettere segnali radio sia una cosa molto complessa, al di fuori della portata di molti: in realtà non è affatto così.

Con la nascita dei microcontrollori e delle piattaforme per lo sviluppo elettronico di consumo come Arduino realizzare un progetto elettronico, come quello per replicare il segnale DCF77, per chi mastica un pochino di informatica, è diventato davvero un gioco da ragazzi. Contando la semplicità e la spesa necessaria (50€ circa) per costruire tale apparecchio , l’ipotesi che qualche burlone si metta a fare scherzi non è poi così remota.

In Italia l’emissione di segnali radio è fortunatamente legiferata, ma questo non esclude che qualche malintenzionato possa tirarci qualche brutto tiro in barba alle normative vigenti.

Questa parentesi appena fatta, bisogna traslarla su ogni apparecchio che è interconesso, quali termostati, climatizatori, pompe di calore, televisori, bilance per il peso corporeo e qualsiasi oggetto che dialoga con il mondo esterno e dovrebbe innescare delle opportune riflessioni, tra informatica e etica.

Sicurezza informatica: una questione scientifica e etica

Purtroppo non sempre chi progetta i dispositivi pone le dovute attenzioni alla sicurezza informatica, per questo è necessario rivolgersi sempre ad aziende attente e scrupolose, che aggiornano constanemente (o il più possibile) i programmi dei dispositivi che acquistiamo.

Inoltre, vale la pena soffermarsi e pensare a quanti oggetti interconnesi compriamo e quali di questi sono davvero indispensabili che lo siano. Magari mettendo sul piatto della bilancia i benefici e la reale necessità della funzione interconnessa che stiamo valutando.

Perché ogni porta verso il mondo esterno, può diventare una porta aperta anche per chi non è invitato a entrare.

 

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