Il grasso? Non solo qualcosa che, spesso, vogliamo eliminare. Bensì “un vero e proprio organo riparatore”, grazie alle cellule staminali che contiene. A parlarne è stato Sydney R. Coleman, professore del dipartimento di Chirurgia Plastica Upmc di Pittsburgh e ‘inventore’ della tecnica di fat-grafting, che sfrutta proprio le capacità del grasso di ‘riempire’ e rigenerare i tessuti danneggiati di pazienti operate al seno, ustionati o con fibrosi di varia origine, a Roma per partecipare alla conferenza ‘L’evoluzione della chirurgia plastica e ricostruttiva ad 85 anni dalla sua istituzione alla Sapienza’ e per incontrare i medici del Upcm Salvator Mundi International Hospital di Roma, con i quali collabora per creare un centro di riferimento per la medicina rigenerativa.
“Sono qui – racconta – perché sono la persona che, nel 1987, ha scoperto come il tessuto grasso può sopravvivere quando viene trapiantato. Ci ho lavorato per alcuni anni e ho iniziato a notare che succedeva qualcosa di straordinario: non solo questo tessuto aveva un effetto riempitivo, ma avveniva una trasformazione del tessuto tale che le rughe si riducevano, la pigmentazione migliorava e a volte le cicatrici arrivavano quasi a sparire, sicuramente miglioravano tantissimo. Tutti questi elementi hanno attratto la mia attenzione, i miei studi.
Alcuni non ci credevano, ma ora, anni dopo, chi diceva che tutto questo non era possibile sfrutta le potenzialità dell’iniezione di tessuto grasso per molti usi. La trasformazione che questo tessuto apporta laddove viene iniettato è davvero incredibile: il grasso si comporta quasi come un vero e proprio organo riparatore”.
“Gli effetti che si possono avere – precisa – variano da paziente a paziente, sono totalmente diversi perché dipende da molti elementi come la zona di prelievo del grasso e la zona in cui viene iniettato. I pazienti che beneficiano di più di questa tecnica sono quelli con danni in aree come la pelle, il seno, i muscoli, e sono i pazienti su cui ci concentreremo. C’è davvero un ampio ventaglio di tipologie di pazienti che possono ottenere ottimi risultati l’effetto di riparazione che si ottiene con il fat-grafting. Io ho messo a punto la tecnica di base e ora lavorerò con il Salvator Mundi per capire meglio cosa dobbiamo fare esattamente per riprodurre sempre meglio i risultati di cui ho parlato”.
Se si temono le protesi, inoltre, il fat-grafting è anche “il modo più logico per ingrandire un seno – garantisce Coleman – si rimuove il grasso da una parte del corpo dalla quale lo si vuole eliminare e si trasferisce alle parti del corpo che si vogliono ingrandire, come il seno. E’ straordinario come in questo modo si riesca a modellare un seno al meglio. Non è assolutamente come utilizzare una protesi in silicone, da sistemare nella tasca dietro alla mammella: si può attuare un completo rimodellamento del seno, facendolo apparire molto più naturale”.
“Nel 1988 – ricorda infine il chirurgo – ho iniziato a tenere seminari in Italia, a Roma, Milano, Verona. I chirurghi plastici italiani con cui ho lavorato e con cui continuo a collaborare comprendono veramente molto bene la tecnica del fat-grafting, la sua estetica, sono davvero rapidi nel capire questo sistema, molto più dei chirurghi americani o inglesi o di qualsiasi altra nazionalità. Forse i chirurghi francesi sono quelli che si avvicinano di più” a essere brillanti come gli italiani.