“E’ necessario preparare gli edifici pubblici” alle future scosse di terremoto che l’Appennino, senza alcun dubbio, subirà nel prossimo futuro. Così Antonio Moretti, geologo specializzato in sismologia, ai microfoni di MeteoWeb oltre tre anni fa, ovvero poche settimane dopo il terremoto di Amatrice che colpì il centro Italia. In quell’occasione l’esperto aveva colto l’occasione per puntare un faro su un problema che nel nostro Paese, in realtà, è secolare: rendere le case e gli edifici pubblici in grado di non crollare.
Come spiegava Moretti, “i Borbone, dopo il terremoto del 1783, avevano messo in atto una normativa antisismica perfetta, che ha in parte salvato Reggio Calabria nel 1908: basti pensare che a Reggio vi furono 3mila vittime, mentre a Messina se ne contarono ben 42mila. Questo perché la città calabrese era stata ricostruita secondo rigidi criteri: case non più alte di tre piani, volte non più ampie di un preciso numero di metri, dentro i muri venivano inseriti due travi a croce di Sant’Andrea, ovvero la cosiddetta muratura barricata, la quale, in caso di oscillazione della casa, faceva sì che i muri restassero interi”. Dunque, la normativa dell’epoca, obbligava a ricostruire gli edifici seguendo precise direttive che tenevano conto e davano indicazione, oltre che sull’aspetto urbanistico (distanze, altezze degli edifici, dimensioni delle strade), anche sul sistema costruttivo da utilizzare.
“Il sud ha sempre avuto i migliori architetti del mondo (basti pensare a Vanvitelli) – precisava Moretti – ma con il Regno Sabaudo tutte le leggi antisismiche furono abrogate, e le zone che i Borbone avevano proibito di urbanizzare sono quelle poi crollate nei terremoti che hanno colpito il meridione dalla fine del 1800″.
In riferimento ai fatti accaduti ad Amatrice, per esempio, Antonio Moretti spiega come la “caserma dei carabinieri posta a pochi metri dalla scuola crollata, degli stessi anni (1930) e materiali (muratura povera a pietrame e frammenti di laterizio), sia un esempio di giusto intervento, secondo le norme borboniche. La caserma è stata incatenata alla sommità (sono infatti visibili le placche esterne dei tiranti) e consolidata negli spigoli con iniezioni di malta cementizia, in modo da formare una scatola rigida nei bordi, ma deformabile all’interno. Nelle murature si sono formate le tipiche fratture ad X, che hanno mantenuto in piedi l’edificio, salvando la pelle a chi era presente all’interno“. Ma, purtroppo, ciò che è stato fatto per la caserma dei carabinieri non vale per migliaia di altri edifici presenti sul territorio italiano.
Le recenti scosse che stanno interessando la Calabria, e in particolare la parte a Nord della regione, obbligano dunque ad interrogarsi nuovamente su quale sia lo stato dell’arte, a che punto sia la messa in sicurezza degli edifici e quali siano i progressi fatti negli ultimi anni, durante i quali gli esperti hanno maggiormente posto l’accento su queste tematiche, incitando gli enti pubblici ad alzare la guardia e correre ai ripari. Ebbene, la risposta è cruda quanto amara: è cambiato ben poco. Le politiche in tal senso sono state deboli, senza una direzione precisa e soprattutto non sono stati un imperativo, quale invece dovrebbero essere.
“Non c’è bisogno di divenire esperti sismologi, né profeti né santoni, per ricordarci che siamo su di una terra ballerina, giovane, continuamente soggetta a terremoti e ad altri eventi naturali che possono mettere in pericolo la nostra quieta esistenza di tutti i giorni”, ha dichiarato Moretti su queste pagine di recente. “Possiamo stare tranquilli? Tornerà il terremoto? E quando? E dove? La risposta alla prima domanda è naturalmente NO – precisa l’esperto – , ma questo non significa che dobbiamo per forza trasferirci tutti in una tenda canadese sui pascoli della Barbagia per vivere una vita felice e tranquilla. La questione è un poco più complessa e richiede di rispondere prima alle altre tre domande”. E ovviamente, in questo caso, la risposta è sì: il terremoto tornerà, per forza di cose.
“Io, amministratore pubblico – spiega l’esperto –, con la responsabilità della vita e del benessere di milioni di cittadini, devo sapere che in Italia accadono mediamente una decina di terremoti catastrofici ogni secolo, e quindi che nel volgere del mio incarico politico con grande probabilità sarò chiamato ad affrontare una catastrofe che potrebbe coinvolgere milioni di persone. Guardate il miserando spettacolo della “ricostruzione” ad Amatrice (che pure è una città simbolo di poche migliaia di abitanti) e capirete quanto il nostro stato sia inadeguato a ciò che il futuro ci riserverà“, conclude Moretti.