Lo scienziato britannico Norman Myers, uno dei massimi analisti ambientali a livello mondiale, ideatore del concetto di hotspot di biodiversità e creatore della categoria di ‘rifugiati ambientali’, è morto a Oxford all’età di 85 anni per le complicazioni della demenza senile, secondo quanto riportato dal quotidiano londinese “The Guardian“.
Myers è stato l’autore di “Atlante di Gaia. Un pianeta da salvare”, un’opera pionieristica di divulgazione ambientale, apparsa per la prima volta nel 1985 e tradotta in trenta lingue (in italiano da Zanichelli nel 1987), che ha avuto un’eco mondiale. La sua funzione è stata quella di illustrare con mappe e grafici un pianeta vivente e analizzarlo mentre si trovava già a un punto critico della sua storia: il momento in cui la specie umana minacciava di spezzare l’equilibrio dei sistemi di sopravvivenza portandoli all’esaurimento. Questo libro illustrava le crescenti divisioni all’interno della famiglia umana, ma diceva anche che esisteva la possibilità di modificare il nostro destino e provvedere meglio al nostro futuro. Myers è stato tra i fondatori del movimento ambientalista britannico. Specializzato nei temi legati alla biodiversità, ha insegnato all’Università di Oxford, ma è stato anche visiting professor nei prestigiosi atenei statunitensi di Harvard, Stanford and Berkeley. È stato, inoltre, consulente delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale. Autore di numerosi libri, si è occupato di pressione demografica, Paesi in via di sviluppo e agricoltura. Recentemente si era concentrato sui cambiamenti climatici e gli effetti che avranno sulle migrazioni dei popoli.
La sua produzione scientifica conta centinaia di pubblicazioni che gli sono valse diversi riconoscimenti internazionali, fra cui il Sasakawa Environment Prize delle Nazioni Unite, il Blue Planet Prize, il Volvo Environment Prize e la Gold Medal del World Wildlife Fund International. Il concetto di hotspot di biodiversità è stato introdotto per la prima volta da Myers in un articolo del 1988 apparso sulla rivista scientifica “The Environmentalist”. Il lavoro di Myers scaturiva dal fatto che il trend di estinzione di massa causato dalle attività umane è in gran parte incentrato sulle foreste tropicali, nella misura in cui esse contengono almeno metà di tutte le specie della Terra e sono in via di esaurimento. Nel 1995 Myers ha proposto la definizione di “rifugiato ambientale”: “I rifugiati ambientali sono persone che non possono più garantirsi mezzi sicuri nelle loro terre di origine principalmente a causa di fattori ambientali di portata inconsueta. Questi fattori comprendono siccità, desertificazione, deforestazione, erosione del suolo e altre forme di degrado del suolo; deficit di risorse come, ad esempio, quelle idriche; declino di habitat urbani a causa di massiccio sovraccarico di sistemi; problemi emergenti quali il cambiamento climatico, specialmente il riscaldamento globale; disastri naturali quali cicloni, tempeste e alluvioni, e anche terremoti, con impatti aggravati da mancati o errati interventi umani”.
Tra i libri di Norman Myers tradotti in italiano, le Edizioni Ambiente ha pubblicato “Esodo Ambientale. Popoli in fuga da terre difficili” e “I nuovi consumatori. Paesi emergenti tra consumo e sostenibilità”. “Scarsità o abbondanza? Un dibattito tra ambiente ed economia” di Norman Myers e Julian Simon è uscito da Franco Muzzio Editore nel 1995.