“Colon irritabile? Avete mai pensato che potrebbe essere celiachia?“. A porre l’attenzione su una patologia molto diffusa e soprattutto sulla sua possibile causa primaria è Vincenzo Liguori, biologo e nutrizionista. Come spiega Liguori sulla propria pagina Facebook: “Secondo un recente studio un paziente su quattro, se interrompe l’assunzione di cibi con glutine, non soffrirà più dei disturbi tipici della sindrome del colon irritabile o altre alterazioni dell’apparato digerente. La ricerca dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed endoscopisti Ospedalieri (Aigo) è stata condotta per verificare la reale diffusione della sensibilità al glutine, patologia diversa dalla celiachia e caratterizzata dagli stessi sintomi.
“Durante la sperimentazione – spiega ancora il nutrizionsita – i ricercatori hanno privato i pazienti che lamentavano disturbi al colon, di alimenti con glutine per un periodo di tre settimane. Dopo questo arco di tempo, l’alimento è stato reintrodotto e ben il 25% dei soggetti manifestava di nuovo gravi sintomi”. “Pertanto – secondo i ricercatori – è possibile ipotizzare che questi pazienti potrebbero essere sottoposti a una terapia esclusivamente basata sulla dieta, simile a quella per la malattia celiaca“.
Ma non basta, perché oltre alla celiachia, come spiega ancora il dottor Liguori, “si sta delineando oggi un nuovo disordine, ovvero la ‘sensibilità al glutine‘, sempre causato dall’ingestione di questo alimento, ma che colpisce pazienti né celiaci né allergici al grano”.
Si stima che la sensibilità al glutine possa “interessare tra il 5 e il 10% della popolazione italiana. Nello specifico si tratta di un disturbo che causa sintomi simili a quelli della sindrome dell’intestino irritabile – come dolore addominale e gonfiore, ma anche altre manifestazioni come eczemi, prurito, cefalea“.
“Come sempre – conclude l’esperto –, consiglio anche per questo tipo di patologie di evitare le diagnosi fai-da-te e sentire il parere di un esperto. Si tratta di problemi infidi i quali possono portare a condizioni ben più gravi e croniche”.