La neopresidente della SIC–Società Italiana della Contraccezione, Franca Fruzzetti, interviene riguardo la pubblicazione della nota Aifa, diffusa il 15 novembre, sul rischio di depressione e comportamenti suicidari legati all’assunzione di contraccettivi ormonali. “Che gli ormoni possano influire negativamente sul tono dell’umore è cosa nota per noi ginecologi, ma è importante precisare che non tutti i contraccettivi ormonali hanno gli stessi effetti e che le diversità di composizioni oggi disponibili consentono di scegliere il contraccettivo più adatto ad ogni donna.
Studi in laboratorio hanno infatti chiaramente dimostrato che mentre alcuni progestinici hanno un effetto negativo su alcuni neurosteroidi importanti nel controllo dell’ansia, altri non hanno questi effetti e determinano un incremento delle beta endorfine, ossia i mediatori del benessere. Alcuni di questi effetti sono stati dimostrati anche nella donna. Nei soggetti poi con familiarità o profili a rischio per depressione o scarsa capacità di controllo dell’ansia, gli ormoni potrebbero indurre un peggioramento e favorire la comparsa di uno stato depressivo. Una situazione analoga la troviamo anche in alcune donne subito dopo il parto, quando a seguito delle variazioni ormonali, alcune donne a rischio possono sviluppare una depressione puerperale. Si tratta quindi di un rischio che alcune donne possono correre, ma non tutte – aggiunge ancora la prof.ssa Fruzzetti, ginecologa dell’Ospedale Santa Chiara di Pisa.- Lo studio a cui fa riferimento la Nota Aifa è inoltre il primo e unico studio che evidenzia un aumento dei suicidi. Altri studi volti a valutare le cause di morte in donne che avevano utilizzato contraccettivi ormonali non hanno evidenziato un aumento delle morti per suicidio. Lo studio mette in evidenza il dato di associazione tra uso di contraccettivi ormonali e suicidi in giovane età senza considerare nelle analisi di valutazione del rischio quei fattori individuali che possono avere determinato o contribuito al tutto. Il non prendere in considerazione tutte le variabili considerate come possibili fattori di rischio non permette di arrivare a nessuna conclusione certa.”
“Mettere in correlazione quindi l’uso di contraccettivi ormonali con la depressione e tentativi suicidari rischia di creare ancora una volta confusione e inutili allarmismi nelle donne, trascurando invece i molti vantaggi della contraccezione ormonale, – dice ancora Franca Fruzzetti, a nome della Società Italiana della Contraccezione – come la possibilità di prevenire alcuni tumori, soprattutto quello dell’ovaio o dell’endometrio, il cui rischio in termini di incidenza e mortalità si riduce mediamente del 50%, a seconda degli anni di durata di uso del contraccettivo. Una protezione che la donna continua ad avere anche fino a 20 anni dopo l’ultima assunzione di contraccettivo ormonale. Tra gli altri benefici ricordiamo il controllo della Sindrome Premestruale, del dolore pelvico legato alla mestruazione o dell’endometriosi. Il messaggio importante, ancora una volta, è che le donne devono essere informate in maniera adeguata e che è fondamentale il rapporto tra medico e paziente. Ancora una volta viene ulteriormente sottolineato come al momento della prescrizione sia necessario raccogliere una anamnesi adeguata al fine di evidenziare quelle situazioni che potrebbero essere peggiorate dall’uso degli ormoni. Non tenere presente tutto questo potrebbe voler dire non utilizzare la contraccezione ormonale, aumentare il rischio di gravidanze indesiderate e privare le donne dei benefici che gli possono invece derivare dal loro uso.“