“In Italia si stimano circa 200 mila persone con Hcv ancora da trattare, a cui vanno sommati almeno altri 70 mila casi che probabilmente non sanno ancora di aver contratto il virus”. Così Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive e tropicali, ha illustrato i numeri sulla diffusione del virus dell’epatite C in occasione della premiazione del contest ‘Giovani video-maker per una nuova visione: storie per vincere l’epatite C. Insieme l’eliminazione è possibile’, iniziativa promossa da Gilead per favorire la corretta informazione e la prevenzione sull’epatite C.
“C’è un sommerso enorme – ha aggiunto Andreoni – e nonostante questo non sono state prese fino ad oggi iniziative significative per farlo emergere. Ci troviamo così in una situazione paradossale: quella di avere una terapia che funziona e di non fare nulla affinché le persone che ne possono beneficiare siano messe nella condizione di saperlo”.
L’epatite C è una malattia subdola che può rimanere asintomatica per molti anni prima di manifestarsi. Dopo 20-30 anni di infezione, però, il 20% dei pazienti sviluppa cirrosi epatica e fino al 5% tumori. I farmaci antivirali ad azione diretta di seconda generazione (DAAs) – nello specifico gli inibitori delle polimerasi e gli inibitori delle protesi virali, disponibili in Italia dal 2014 – hanno rivoluzionato la storia di questa malattia, rendendo possibile eliminare l’infezione in pochi mesi nella quasi totalità dei casi (oltre il 95%).
“Occorrono massicce campagne di informazione per tutti i cittadini e di formazione per i medici di famiglia – ha concluso Andreoni – soprattutto per rendere capillare la diffusione del test, che deve essere gratuito e fruibile anche per chi vive nelle zone più remote del Paese”.