Fagoterapia: i virus “alleati” dell’uomo per sconfiggere i batteri resistenti

Limiti e potenzialità dei fagi, nuova possibilità terapeutica contro le resistenze batteriche, laddove gli antibiotici si rivelano inefficaci
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Potrebbero essere, in un futuro prossimo, neanche tanto lontano, le nuove e potenti armi in grado di contrastare le principali minacce umane in fatto di infezioni batteriche. I fagi, infatti, sono virus capaci di infettare i batteri sino a distruggerli. E se in passato questi sono stati utili a combattere colera e, addirittura, la peste bubbonica, recenti studi sembrano sottolinearne l’importanza applicati a malattie quali  infezioni osteoarticolari e dissenterie.

IL CONGRESSO NAZIONALE DI PALERMO – Se ne è parlato a Palermo durante la giornata conclusiva del XVIII Congresso Nazionale SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, presso il San Paolo Palace Hotel. Durante l’appuntamento, presieduto dai Professori Antonio Cascio e Luigi Guarneri, si è fatto il punto sull’attuazione sul piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza e soprattutto nel paziente a diverso titolo non immunocompetente. Oltre mille gli specialisti presenti.

COS’E’ LA FAGOTERAPIA? – La batteriofago-terapia, o terapia fagica, è basata sull’utilizzo di virus (batteriofagi o fagi) specifici ed esclusivi dei batteri. I batteriofagi sono virus naturali dei batteri e risultano estremamente numerosi. Storicamente, tale terapia è stata adottata per la prima volta in Francia, in era pre-antibiotica, in seguito alla scoperta, avvenuta nel 1915, di virus in grado di infettare e distruggere le cellule batteriche; poi si è diffusa rapidamente in tutta Europa, Italia inclusa. Successivamente, l’utilizzo dei fagi a scopo terapeutico è stato progressivamente abbandonato nei paesi occidentali, contestualmente all’avvento dei chemio-antibiotici mentre si è sviluppato nei paesi dell’Ex-Unione Sovietica, dove questo tipo di terapia è proseguita ed attualmente utilizzata.

“Per la terapia fagica – spiega il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico della Simit, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive – Tor Vergata, Roma si deve isolare prima il batterio causa di infezione e quindi vengono testati i fagi di cui, in alcuni centri nel mondo, se ne possiedono in grande numero. A questo punto si allestisce  una  preparazione che contiene i fagi più attivi nei confronti del batterio da eliminare e la preparazione viene somministrata al paziente per via orale o parenterale”.

LE APPLICAZIONI DELLA TERAPIA – E’ una terapia che può essere applicata a qualunque tipo di infezione, sia in ambito umano e veterinario, purché si conosca a priori il microorganismo responsabile della patologia che si vuole trattare. Questa è la prerogativa essenziale che distingue la fagoterapia dalle terapie antibiotiche: occorre avere l’isolato del microorganismo che causa questa infezione.

I LIMITI EUROPEI DELLA TERAPIA – La fagoterapia ha visto, nel corso dei decenni, numerose applicazioni, dalle dissenterie al colera, dalla peste bubbonica alle infezioni osteoarticolari. In particolare, riguardo alle epidemie di colera é stato recentemente dimostrato che con l’espandersi della epidemia si osserva nelle acque reflue il concomitante aumento di fagi litici specifici nei confronti del vibrione. Tale fenomeno, superata una certa soglia, precede lo spontaneo recedere della epidemia. Numerose anche quelle in ambito militare, per trattare le ferite sporche cui sono soggetti i militari.

“E’ una situazione complessa  – spiega Mario Corbellino, Dipartimento Malattie Infettive Ospedale Fatebenefratelli – Sacco, Milano – perché in Europa sono presenti dei vincoli, dettati dalle regolamentazioni nazionali ed europee, che rendono difficile ad oggi l’impiego della fagoterapia. Dovremo aspettare un periodo abbastanza lungo, perché c’è ancora molto da fare in tal senso. Quel che manca, ancora, sono degli studi clinici randomizzati che consentono in maniera chiara di dimostrare l’efficacia di questa forma di trattamento, associato o meno, alla terapia antibiotica”.

PRO E LIMITI DELLA TERAPIA – Gli studi pre-clinici in vivo, i casi clinici pubblicati recentemente ed i pochi trial condotti finora, hanno messo in evidenza la sicurezza dei fagi per l´uomo. In generale, i fagi sono facili da isolare, in quanto estremamente abbondanti in natura, ed hanno una produzione a basso costo. Tuttavia, essendo formulazioni biologiche è difficile definirne la composizione e per tale motivo risultano difficili da regolamentare. È stato osservato che i fagi utilizzati per trattare un paziente vengono rilasciati nell’ambiente circostante e potrebbero essere trasferiti naturalmente da un paziente ad un altro. Questo fenomeno risulta estremamente interessante, poiché potrebbe rappresentare un meccanismo di controllo della trasmissione delle infezioni in ambiente ospedaliero. Le caratteristiche che rendono i fagi meno vantaggiosi sono: i) la necessità di isolare il batterio prima di iniziare la terapia, si tratta quindi di una terapia personalizzata, ii) il fatto che siano stati già descritti meccanismi di resistenza dei batteri ai fagi. Tuttavia, questo ultimo punto può essere ovviato sviluppando cocktail fagici contenenti più virus litici verso cloni diversi della stessa specie, poiché risulta poco probabile che un batterio possa sviluppare resistenza a più fagi simultaneamente.

IL CONGRESSO DI PALERMO – Si conclude a Palermo il XVIII Congresso Nazionale SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, presso il San Paolo Palace Hotel. Durante il congresso, presieduto dai Professori Antonio Cascio e Luigi Guarneri, si è fatto il punto sull’attuazione del piano nazionale AIDS e sul piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza e sul sempre attuale problema delle vaccinazioni, soprattutto nel paziente a diverso titolo non immunocompetente. Oltre mille gli specialisti presenti.

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