Un bambino italiano ‘under 6’ su 2 ha ricevuto, nel corso del 2018, almeno una prescrizione di antibiotici. E’ quanto rivela il rapporto ‘L’uso degli antibiotici in Italia 2018’ dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), presentato a Roma.
Gli antibiotici sono i farmaci più prescritti nella popolazione pediatrica: 4 volte su 10 non vengono scelti antibiotici di prima linea, che sono quelli da utilizzare in prima istanza per una specifica condizione clinica, anche perché consentono di ridurre il rischio di reazioni avverse e lo sviluppo di resistenze batteriche.
Un utilizzo così frequente è in parte dovuto all’elevata incidenza delle malattie infettive in questa fascia d’età. Vi possono essere diversi fattori che contribuiscono a un uso eccessivo e spesso inappropriato degli antibiotici nella popolazione pediatrica, tra i quali la difficoltà a effettuare una diagnosi microbiologica dell’infezione, la preoccupazione da parte dei pediatri di una scarsa compliance per antibiotici che richiedono 2 o 3 somministrazioni giornaliere e infine le pressioni da parte dei genitori, che inducono spesso il pediatra a una scarsa aderenza alle raccomandazioni delle linee guida esistenti.
In generale il rapporto Aifa fotografa un maggior consumo di antibiotici nelle fasce di età estreme, con un livello più elevato, appunto, nei primi 6 anni di vita e dopo i 75 anni. Si registra anche un utilizzo più frequente di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie e per gli uomini in quelle estreme.
E se la più alta prevalenza d’uso degli antibiotici nei bambini e negli anziani è dovuta alla maggiore incidenza di malattie infettive, il più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie è verosimilmente correlato al trattamento delle infezioni delle vie urinarie. Il più frequente utilizzo per gli uomini in quelle estreme può essere ricondotto al trattamento di sovrainfezioni batteriche nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco).