Il Prof. Franco Battaglia, professore di chimica-fisica e già docente di chimica dell’ambiente all’Università di Modena, ha scritto un articolo per il sito ufficiale di Nicola Porro, vicedirettore de il Giornale, sul tema della plastica, sempre più al centro della battaglia ecologista per salvare il pianeta dal suo inquinamento e sempre più additata come grande male per l’ambiente. Nel suo articolo, il Prof. Battaglia ha messo in luce il valore e le mille utilità della plastica nella società moderna, smontando gli allarmismi che circolano intorno a questo prezioso materiale e le reali criticità da affrontare sul tema.
“Siamo tutti (usciti) pazzi per la plastica. Ci allarmano che ci vogliono ben 450 anni per smaltire – qualunque cosa ciò significhi, ammesso che significhi qualcosa – una bottiglietta di plastica. E allora? Vuol dire che il materiale è abbastanza inerte, no? Non fosse così, cioè se bastassero 450 ore per lo “smaltimento”, allora sì che bisognerebbe preoccuparsi. Quella biodegradabile, per esempio, sì che è un problema. Come e in cosa si biodegrada? Si degrada completamente? Se è al buio, come per esempio in fondo al mare, no.
La plastica è un materiale benedetto e senza di essa la nostra vita sarebbe completamente diversa, anche se non ne siamo consapevoli. Siamo circondati dalla plastica: dalle lenti a contatto alle palette per turbine d’aeroplani. Per molti usi la plastica è superiore al metallo, al vetro e al legno. Per altri usi essa è indispensabile e insostituibile. L’ipocrisia, l’ignoranza e la stupidità – in un parola il Gretinismo – ci additano un nuovo colpevole: l’imballaggio. Come se chi produce un bene abbia voglia di sperperare denaro per inutili imballaggi. I quali, invece, sono ridotti al minimo per quantità e sono espansi al massimo per qualità, in modo da garantire la migliore preservazione, conservazione e sicura trasportabilità del prodotto.
Il riciclo della bottiglietta di Pet, ad esempio, deve prevedere la sua separazione non solo dal resto dei rifiuti, ma anche dall’etichetta, dal tappo e dal collarino blocca-tappo. Un processo certosino, inutile e dannoso all’economia e all’ambiente. La giusta fine della bottiglietta di plastica o dell’utensile monouso è l’inceneritore che utilizza il calore prodotto (altrimenti detto termovalorizzatore).
Il rifiuto di plastica è un ottimo combustibile, e siccome abbiamo anche bisogno di produrre calore, ecco che bruciare la plastica ci consente di evitare di bruciare gasolio. Ma l’ideologia Gretina non vuole gli inceneritori. Il che spiega, per esempio, com’è che Roma è sommersa dai rifiuti”.