Il lavoro di messa in sicurezza del fiume dal rischio idraulico in caso di eventi severi è tutt’altro che concluso, ma se l’Arno ha risparmiato Pisa lo si deve anche ai lavori che sono stati fatti a monte e a valle dell’abitato della città della torre. Ne ha dato conto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che pochi giorni dopo le fortissime piogge di sabato e domenica scorsi, ha compiuto oggi alcuni sopralluoghi lungo il corso del fiume e in altre zone colpite dalle intense precipitazioni.
“Di particolare importanza – ha ribadito Rossi – i lavori che hanno riguardato il bacino della Roffia e la ripulitura e armatura della foce dello scolmatore”. Canale scolmatore d’Arno – Si colloca tra l’abitato di Pontedera, dove si trova l’opera di presa e Calambrone, dove sfocia nel Tirreno. Ha una lunghezza complessiva di 28,3 chilometri e attraversa i comuni di Pontedera, Calcinaia, Cascina, Crespina e Pisa e poi Collesalvetti e Livorno.
L’opera è di fondamentale importanza per la sicurezza idraulica dei territori a valle di Pontedera e di Pisa. Oltre a ciò che gli arriva dall’Arno durante le piene, riceve i contributi di numerosi affluenti tra cui il Canale Allacciante d’Usciana, i torrenti Zannone, Crespina, Isola, Orcina, Tora, Fossa Nuova, Fossa Chiara, Canale Emissario di Bientina, Canale Navigabile dei Navicelli. Il sistema era originariamente dimensionato per scolmare una portata massima variabile tra 1000 e 1200 metri cubi al secondo.
Tale capacità si era tuttavia significativamente ridotta per il progressivo abbassamento degli argini, realizzati su terreni particolarmente compressibili. Le opere di adeguamento idraulico dello Scolmatore, avviate dalla Regione Toscana delle quali è stato attualmente realizzato il primo lotto relativo alla nuova foce armata, sono finalizzate al miglioramento delle condizioni di deflusso del canale, così da garantire la piena funzionalità dell’opera.
La costruzione della foce armata contribuisce al miglioramento della capacità di deflusso del tratto terminale del Canale, eliminando i depositi sabbiosi della foce che costituivano un ostacolo allo sbocco a mare. Le opere realizzate consistono nella costruzione di due moli foranei che aggettano in mare per circa 600 metri, realizzati mediante scogliere e palancolati metallici di diaframmatura, necessari ad “accompagnare” a mare le portate idriche del Canale, e nel dragaggio interno alla nuova foce finalizzato ad eliminare l’ostruzione rappresentata dalla barra sabbiosa, garantendo un fondale di circa 3 metri in tutto il tratto terminale.
Questi lavori si sono conclusi nel febbraio 2018 per un importo di 10 milioni di euro, contro i 15 milioni inizialmente stanziati in fase di approvazione del progetto. Tali risorse sono state reperite principalmente attraverso fondi regionali (35%) e statali (45%) e con il contributo dell’Autorità portuale di Livorno (20%).
Il beneficio è dato dal raggiungimento di una capacità di deflusso elevata, prossima a 1400 metri cubi al secondo) con positive ripercussioni sull’assetto idraulico di tutto il reticolo affluente di valle. E’ previsto un secondo lotto con interventi per circa 14 milioni di euro in particolare per l’adeguamento delle arginature e riportarle ai livelli originariamente fissati con rialzamenti compresi tra 50 centimetri e 1,5 metri per accrescere la capacità di contenimento dei livelli di massima piena. Per il II lotto è in corso di progettazione esecutiva e si prevede l’avvio dei lavori entro il 2020. Durante l’evento del 16-17 novembre 2019 lo scolmatore ha permesso lo smaltimento di una portata di circa 550 metri cubi al secondo.
La cassa d’espansione di Roffia – Piaggioni – E’ uno degli interventi strutturali previsti dal “Piano di Bacino del fiume Arno – Stralcio Riduzione del Rischio Idraulico”, e risulta il sistema di opere strategicamente più rilevante tra quelli a valle di Firenze, sia per il volume invasabile stimato in circa 18 milioni di metri cubi, sia per la sua estensione, pari a circa 200 ettari, sia per la sua localizzazione, immediatamente a monte di aree fortemente abitate. Oggi è un’opera capace di accogliere fino a 8 milioni di metri cubi di acqua.
E’ costata 17,5 milioni di euro di risorse regionali, statali e degli enti locali (oltre 3,6 milioni fondi L.183/89, oltre 8,5 milioni di fondi FAS regionali, quasi 2 milioni di risorse libere regionali ed il resto fondi dei Comuni e della Provincia di Firenze). Il progetto originario è costituito da un sistema di quattro casse di espansione, due casse sulla sponda sinistra dell’Arno nel territorio dei Comuni di San Miniato e Fucecchio (casse di espansione di Piaggioni e di Scaletta) e due sulla destra nel Comune di Cerreto Guidi (casse di espansione di Navetta Est e Navetta Ovest). Tra queste quella realizzata è la più strategica cassa dei Piaggioni, che riesce a laminare oltre 8 milioni di metri cubi.
Il progetto definitivo del I° lotto (Cassa Piaggioni) è stato approvato nel 2007 per un ammontare complessivo di 17,5 milioni di euro di risorse regionali, statali e degli enti locali (oltre 3,6 milioni fondi L.183/89, oltre 8,5 milioni di fondi FAS regionali, quasi 2 milioni di risorse libere regionali ed il resto fondi di Comuni e Provincia di Firenze). Il contratto di appalto è stato sottoscritto nel 2009. Durante l’evento del 16-17 novembre 2019 la cassa ha invasato circa 5.38 milioni di mc, permettendo un abbattimento del picco di piena in arrivo dal fiume Arno di circa 100 – 150 metri cubi al secondo.